Nord e Sud - anno XVI - n. 111 - marzo 1969

... GIORNALE A PIU' VOCI La controcultura Fra le tante definizioni e spiegazio,ni che sono state avanzate per dare ragione della crisi dell'Università, che nel suo sottofondo è certamente crisi della s·ocietà stessa, una delle migliori ci pare sia quella di Nicola Matteucci, il quale sul numero 11 (novembre 1968) de « Il Mulino» ha giustamente parlato, della crisi dell'Università come « crisi di cultura ». Si tratta di una diagnosi certamente assai acuta, fon·data su ragioni, a nostro avviso, inop,pugnabili: la nostra cultura, infatti, dalla sco1nparsa di Croce in poi, si è praticamente rinchiusa nell'ambito delle Università, è rimasta monopolio e prerogativa proprio di quei «professori» contro i q·uali lo stesso Croce aveva polemizzato, attirandosi l'odio non· ancora sopito di tutta la classe accademica, per tutta la sua vita; in tal modo essa si è chiusa nella particolarità delle diverse discipline, si è ri1dotta ad una serie di specializzazioni personali, senza contatto con la realtà spirituale del paese, paga di una serie di pubblicazioni erudite od eleganti; e afflitta da una pressoché assoluta impotenza creativa si è tutta dedicata alla stanca ripetizione di problematiche straniere, spesso impossibili da innestare nei termini della nostra cultura e perciò rapida- · mente abbandonate per correre dietro ad altri fantasmi culturali. Con queste premesse, gli ultimi vent'anni non potevano quindi non portare, come scrive Matteucci, alla rescissione di « quei legami fra cultura e vita morale, senza i quali entrambe non possono esistere in modo autentico »; e da questa frattura è venuta fuori una cultura asettica, steriliz;zata, avendo creduto gli homines navi che si potesse essere uomini di cultura « senza mettere in gioco i propri valori », offrendo quindi ai giovani delle dottrine accademiche, professorali, non nascenti da un'esigenza di chiarificazione interiore, da una risposta ad una domanda del proprio tempo, ma da motivi estrinseci (quando non da meschini interessi di carriera) che non esponevano a nessun rischio la persona dell'autore, che non erano il risultato di un'esigenza etico-politica, di un'esperienza culturale vissuta in prima persona. Quale la drammatica conseguenza di tutto questo? La cieca e fanatica rivolta contro la cultura, a torto identificata con alcuni illeggibili volumi o dispense universitarie, l'applicazione irriflessa di un astratto schema sociologico in forza del quale si parla di una « cultura ufficiale», di una « cultura di classe» e in alternativa alla quale si invocano i non meglio identificati « con trocorsi », la « cultura di contestazione » e altri simili concetti di una genericità esasperante: con i quali, in ultima analisi, si vorrebbe ridurre la ·cultura ad una discussione, interessante quanto si vuole, ma del tutto in- ·sufficiente da un punto di vista formativo, su questioni di maggiore o minore attualità. Ci siamo venuti quindi a trovare, da una parte, di fronte ad una 68 - Bibiiotecaginobianco

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