Nord e Sud - anno XVI - n. 111 - marzo 1969

.. I NOTE DELLA REDAZIONE Lo squilibrio universitario Si è svolta a Bari, organizzata dalla F1iera del Levante, una « tavola rotonda » sugli « obiettivi della politica di sviluppo del Mezzogiorno alla vigilia del secondo piano quinquennale ». Anche questa lodevole iniziativa, come già tante altre, rientra fra le benemerenze dei meridionalisti pugliesi, e in particolare di Vittore Fiore, Mario Dilio e Pasquale Satalino. A questi a1nici, « Nord e Sud» vuole, ancora una volta, in questa occasione, dare riconoscimento del valore che assume, nell'inerzia generale degli ambienti politici del Mezzogiorno, il dinamisn10 della loro azione, coritinua e coerente. La · relazione del prof. Pasquale Saraceno, che ha aperto la « tavola rotonda » di Bari, è un docurnento di grande interesse. A questo documento ci dovremo riferire molto spesso nel prossin10 futuro per dare nuovo respiro e per aprire nuove prospettive alla nostra azione meridionalista: sia per quanto riguarda i settori dell'industrializzazione, i processi dell'industrializzazione (Saraceno ha indicato come settori portanti quelli meccanico, elettromeccanico, elettro,nico e chimico, e cioè i processi di industrializzazione che, « superata la fase sperimentale, presentano estese possibilità di applicazione »); sia per quanto riguarda le infrastrutture e gli incentivi che possorzo e devono infiuire sui modi e sui ten1pi dell'industrializzazione (giustamente, Saraceno, a proposito degli incentivi, ha osservato che la loro forza di richian10 nei confronti degli investimenti industriali vien « n1eno1nata » o anche « annullata » da « misure disposte a favare di aree che si trovano in situazione buona o, quanto meno, migliore di quella delle regioni che si vorrebbero sviluppare»). Ma la novità più rilevante, fra quelle introdotte dalla relazione del prof. Saraceno a Bari nella tematica meridionalista, è senza dubbio quella che si riferisce alle condizioni in cui versa l'università nel Mezzogiorno: « indice significativo dell'inadeguatezza quantitativa dell'univt!-rsitù n1eridionale è innanzitutto quello dell'esodo rilevante degli studenti meridionali verso le sedi universitarie centro-settentrionali o comunque esterne alla regione di residenza ». E quanto ai motivi di tale eiodo, essi vanno riconosciuti nello scarso numero di sedi universitarie n.el Mezzogiorno, nella loro irregolare dislocazione (si pensi anzitutto alla Calabria ed alla Basilicata, le sole regioni italiane senza università), nella flebile presenza o addirittura nell'assenza di quei corsi di laurea che sono più rispondenti alle esigenze dello sviluppo industriale, nella congestione di talune sedi (Napoli, Bari, Messina). Né 111eno grave risulta il divario fra Nord e Sud per quanto riguarda i livelli qualitativi dell'attività scientifica e didattica. Le sedi n-zeridionali sono « le meno ambite dai docenti»; e la permanenza in sede di questi ultimi è 1nolto discontinua, ridotta al mini,no indispensabile, nientre « le sollecitazioni ed i sostegni esterni alla attività di ricerca » risultano « scarsi o addirittura inesistenti ». Se tutto questo è vero, e lo è, nel rnomento in cui ci si pone il problema di una riforrn.a e di un potenziarnento delle strutture universitarie, ci si deve 63 ~ibliotecaginobianco

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