Nord e Sud - anno XVI - n. 111 - marzo 1969

.. r , Enzo 1/ ellecco consumi, derivereb·bero conseguenze importanti, le quali si rifletterebbeTo sul lato dell'offerta. Ma la stessa intensificazione dei bisogni dovrebbe e potrebbe essere orientata in maniera da sollevare il livello di civiltà del pae·se. · Di decisioni di questo tipo, negli anni trascorsi n.e abbiamo conosciuta una sola: il no alla televisione a colori. E forse si è trattato di una .decisione che è stata più popolare di quanto non si cre1da. Ma è stato solta·nto un esempio. Questo è ovviamente un p'(1rticolare modo di scegJiere. Vi è poi la scelta che si preoccupa di raggiungere il massimo dell'effìcienia e della produttività, .e quindi della redditività dell'apparato pro-duttivo, o magari della sua parte più avanzata, e che desidera soltanto che non si « disturbi » questo processo: processo che da solo, forse, riuscirà un giorno a,nche a risolvere i problemi generali della società. È una maniera di scegliere che comporta una precisa scala delle priorità; scala che ci viene di continuo ripetuta. Ad ogni recrud·escenza di fenomeni quali la disoccupazione, i sostenitori di questo tipo di scelta ricordano· che per affrontarli con criteri di economicità si deve fare i1 n modo che aum·enti la convenienza all'inve·stimento privato. Una convenienza che in realtà non cresce mai abbastanza e che pretende di estendersi in tutte le direzioni, magari anche di carattere speculativo. Soltanto così, essi ripetono, cresce la ricchezza del paese. 4 C'è infine un altro modo di orienta.re le scelte. È quello di richiedere un aumento della domanda, in maniera indiscriminata, don,de po1 ssa scaturi,re un maggiore volun;ie degli investimenti e quindi dellroccupazione. Una leva efficace per mettere in moto questo meccanismo è la politica di più alti salari: una politica che frutta anche molta popolarità e che riesce a procurare, a chi !'a.dotta, una patente di socialità. Ma è una politica che comporta grossi rischi di ordine monetario. Ed è anche una politica che tende a redistribuire (magari più equamente) il reddito tra i partecipanti al processò p•roduttivo, s·enza preoccuparsi di chi rimane ancora fuori del « banchetto ». Per questa via, con tutte le possibili redistribuzioni sociali di tipo più o meno assistenziale, l'altra parte del pa.ese, quella -del sottosviluppo e della disoccupa,zione cronica, sarebbe destinata a rimanere ancora ai margini per un tempo indefinito. · Al di fuori di questi tipi di scelte, non ne esisto-no altri. Esiste però l'attendere, il rinviare, il contentare tutti, se·nza scegliere mai. ENZO VELLECCO 62 Bibiiotecaginobianco

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