Erizo Vellecco tale, nasce soltanto sulla base di scelte precise. Ciò significa assunzione di certi obbiettivi e rifiuto di altri, o almeno prio,rità di alcur1i obbiettivi su altri; specialmente se uno di questi è costituito dal raggiungimento del pieno impiego. Perché una politica che sia r'1volta a.d un aumento costante e consistente dell'occupazione comporta una lunga serie di azioni, di decisioni, di atteggiamenti, che ne dovrebbero derivare di conseguenza, e che non lascerebbero, quindi, molto spazio per altre scelte. Siamo nel momento in cui sta per essere abbozzato il futuro, secondo piano quinquennale. Il « Rapporto » su cui dovranno essere stese le linee del Piano ha un ,nome beneaugurante: si chiama « Documento delle opzioni ». L'auspicio migliore che si possa fare è che si tratti di aut·entiche opzioni. Il .dibattito economico-politico che precedette la stest1ra del Programma 66/70 indugiò a lungo nel cercare di chiarire s? la programmazione doveva essere normativa o solo indicativa. Oggi quel dibattito ci appare francamente molto lontano nel tempo. Perché il .discorso da fare su u•n programma è anzitutto quello di stabilire se esso opera, o non opera, -delle scelte; e quali sono le scelte. Il discorso sugli strun1enti viene dopo. Se si vuole ancora perseguire una politica ch·e conduca al pieno impiego, le scelte da fare debbono essere dirette anzitutto al recupero di quella parte del paese che è, in sostanza, fuori del circuito vivo dell'economia. È una parte che si identifica con certi settori della società e con certe zone territoriali; e si tratta di inserirla nel processo economico. Non è un risultato che possa scaturire sempJicemente dallo sviluppo delle attività produttive. È un'azione che va impostata di proposito e che si conduce con la scuola (da quello materna all'università), con la qualificazior1e professionale (agganciata a ragione·voli possibilità di impiego), con l'assistenza sanitaria: portate ad un grado di sviluppo quantitativo e qualitativo, rispondenti ai bisogni di tutta la collettività. È un'azione che si con.duce ancora con una politica di lavori pubblici capa·ce 1di dotare ii! p-aese -delle infrastrutture necessarie, in una visione prospettica dei suoi bisogni (dalla sistemazione -del territorio alla salvaguardia delle città in pericolo, dalla dotazione di acquedotti a·lla rete viaria, ai trasporti pubblici). Queste scelte, qualora venissero operate con coerenza, sarebbero in grado di qualificare un Piano. E sarebbero sufficienti a mobilitare quel potenziale di risorse umane ·che si vorrebb-e finalmente rimesso « in gara x. Una politica come questa avrebbe un alto costo finanziario, 60 Bibiiotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==