... E'nzo V ellecco ( t~ J La statistica ha, per certi aspetti, la stessa natura della storia: sarebbe inutile farl,a se non servisse al p,resente, ma soprattutto se non servisse al futuro. E fin da quando si è cominciato a considerare in termini concreti il futuro ,economico. ,d~l paese, in una visione globale, vale a ,dire ,dal mom·ento che è entrata in ·cantiere la politica di Pi·ano, nell'ormai lonta·no 1962, si è se,mpre ripetuto che il suo fine primo era quello di avviare decisamente l'Italia al pieno impiego. È del tutto legittimo quindi, ·chiedersi oggi, dopo tre ann'i di applicazione del primo Piano quinquenn·ale, a ch·e punto siamo rispetto al progra.mma, quanto a•d oc·cup1azione. Anche se il nostro è veramente uno strano Programma: elaborato sui dati del 1965, valido a partire dal 1966 e varato, almeno legislativamente, soltanto n·el luglio 1967. Ma, a .parte questo aspetto ·sin·golare, rim·ane le·gittima almeno la cu,rios~tà di sapere se· l'andamento v,erificatosi in concreto fino a tutto il 1968, nella composizione e distribuzione delle forze di lavo·ro, rientri o meno, e fino a che p,unto, nello scl1ema previsionale predisposto •dal Pro·gramma. In fatto di occupazione, si deve riconoscerlo, il testo del Piano conteneva previsioni abbastanza caute e le esprimeva in maniera quanto mai so·bria. Esso ipotizzava per il periodo 1966-1970 innanzitutto un accrescime·nto delle forze di lavoro, che valutava in 600 mila unità. Altri dati previsti erano: una diminuzio11e degli occupati in agricoltura, in numero di 600 mila, e un accrescimento di 800 mila unità nell'occupazione complessiva. Per la « quadratura » del conto occorreva quindi creare, nel quinquennio, 1.400.000 nuovi posti di lavoro n.ei settori extra-a·gricoli. È importante precisare che, essendo previsti conte1nporaneamente: un aumento delle forze di lavoro per 600 mila unità e u11 aumento degli oc-cup,ati p.er 800 mila, i disoccupati al 1970 si sare·bbero rido,tti solam·ente 1di 200 mila unità. Presupposto del Piano non era quin·di ·di giungere .al pieno impiego, m,a di attuare una prima grossa riconv-e,rsio~e di m.an.odopera, p·roveniente dal setto,re agricolo e dalle zone sociali che si trovano- fuori dalle forze di lavoro. A stretto rigore non sarebb,e possibile « v·erificare » le ipotesi del Piano, che si riferisco-no al 1970, rispetto .alla situazione registrata alla fine del 1968. Tuttavia, se una verifica si vuole tentare, almeno per un controllo della « tabella di marcia », si deve riconoscere che, pe·r quanto caute fossero le p·revisioni del Piano, siamo bert lungi dall'esserci avvicinati ad esse. In senso assoluto si può dire anzi che ce ne siamo allontanati. Dal 1965 (anno-base di calcolo del Piano) alla fine del 1968, lo stato di occupazione ·si è modificato 56 Bibiiotecaginobianco
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