.. I Una politica per l'occupazione in contin11a diminuzione. T'ra il 1963 e il 1968 le forze di lavoro sono diminuite di 494 mila unità. Que~to è v·eramente il « capo delle tempeste » di ogni discorso che venga condotto in rnateria di occu,pazione. Per,ché, è bene rilevarlo subito, il nostro sistema delle forze di la,,oro è caratterizzato da un « tasso di attività », vale a dire da un numero di addetti a] l,avoro (occupati e non) rispetto al totale di popolazio 1 ne, tra i più ba·ssi che esistano nei paesi occidentali. E questo tasso tende ancora a diminuire. ·Quali le cau•se di questo fenomeno, che sfugge in gran parte a qualsiasi ·rilevazio1 ne? Che cosa ·sta a significare? La pubblicistica specia 1 lizzata è concorde nel sostenere che, a determinare i1 l « tasso » di attività di una popolazione, concorrono molteplici cause. L'esodo dall'agricoltura, il tasso di scolarizzazione, l'invecchiamento della popolazione, il liv·ello del,Ia formazione cultu,rale e della qualifi,cazione ,professionale, l'età media di pensionamento, ~ono tutti fattori che possono indurre una parte più o meno estesa ,de1 lla popolazione a rimanere fuori del mercato d-el lavoro. Ma le stesse fonti aggiungono •che tra questi fattori si deve includere anche il volume della domanda di lavoro. Il rapporto CENSIS sulla situazione sociale ·del paese, presentato al CNEL nell'ottobre ,del 1968, aggiunge, anzi, qualcosa più di preciso (pag. 48): « i tassi di incremento delle perso,ne che non hanno e non cercano occupazione tendono ad elevarsi in ragione i11versamente proporzionale dei tassi di variazione relativi alle forze di lavoro occupate ». Vale a dire che, al diminuire delle forze di lavoro occupate, corrisponde spesso un aumento, non tanto o 110n sol1amente, delle forze non occupate, ma anche delle fo1 rze che non cercano lavoro e ·che quindi fini·scono col rie11trare « statisticamente » nella popolazione non attiva. Molto probabilmente, a determinare il basso tasso di attività del sistema italiano con·corrono tutte le cause che sono state elencate. Ma non si può negare che, tra esse, un ruolo non certo secondario riveste il volume della domanda di lavoro. Quest'l, che potrebbe essere considerata una· semplice supposizion-e, viene confermata d'altra pa1 rte da u·n ,dato qu·anto mai s:ignifioativo: la relazione, di tipo inversamente proporzionale, tra incremento di popolazione non attiva e forze ,di lavoro occup·ate, risulta nettamente più accentuata nell'Italia meri,dionale e 1in quella nord-orientale e centrale. Alla Co·nferenza Nazionale sull'Occupazione del 7-8 febbraio 1968, t•ra le·principa 1 li conclusioni cui pervennero i Gruppi di Lavoro 53 B~blio-ecaginobianco •
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