Nord e Sud - anno XVI - n. 111 - marzo 1969

I Clze cosa offre Berlinguer , mente « manipolato » da un'invisibile ma ferrea regia, il disse11so di un gruppo di sinistra e di un nL1cleo ancor più critico di « nuova sinistra » si è manifestato in forme aggressive nel corso del dodicesimo Congresso d·el PCI, è stato tollerato dal gruppo dirigente e si è perfino tra,dotto in un atteggiamento riservato, se non francamente ostile, al momento delle votazioni. Bettiza parla addirittura « di una opposizione interna che ha ormai i suoi esponenti in un gruppo dissenzient,e consacrato· dallo stesso dibattito congressuale, che ha già in forma confusa un suo corpo di dottrine, che ha una sua base numerica e soprattutto psicologica dentro e fuori del partito». Il rap1 porto tra l'opposizione e lo stato maggiore del Partito rappresenterà, nel prossimo futuro, un serio collaudo per il revisionismo -dell'on. Berlinguer, soprattutto se il Movimento Studentesco e gli altri commandos dell'eresia cinese troveranno un punto di ancoraggio nella realtà del paese, anziché andarsi a chiudere nella trappola del dilettantismo rivoluzionario. Ma •come si è palesato, nel corso del Congresso ,di Bologna, il dissenso ,della « opposizione interna »? La prima giornata del dibattito, il 9 febbraio, passò senza che nessun delegato della sinistra prendesse la parola: dopo otto fedelissimi moschettieri dell'apparato·, i segretari federali di Potenza e Bari, i regionali della Liguria e della Toscana, due esponenti del movimento femminile, un dirigente mod-erato della FGCI e un operaio della Pirelli, chiuse la serie un discorso -dell'on. Napolitano, amendoliano di provata fede, cl1e riaffermò la sua illimitata fiducia nella strategia delle riforme e delle alleanze. Per udire la voce degli eretici, bisognò aspettare il giorno 10, quando· al segretario federale di Bolzano, incolore rappresentante dei centristi, seguì sul podio uno studente universitario di Pisa, Mussi, e dopo di lui addirittura il leader ,della tendenza di estrema, Luigi Pintor, fratello di Giaime e già direttore dell'« Unità ». Lo studente pisano ammonì i compagni a.nziani a non illu,dersi di risolvere il problema gio-vanile « con l'uso amministrativo e burocratico dei classici del marxismo », suggeren,do di puntare piuttosto a « conquistare all'interno· del movimento una concreta funzione ,dirigente ». Pintor fu invece marcusii,ano o, se si preferisce, maoista dal principio alla fine·. A suo avviso, « la crisi sociale e po,litica che scuote il paese» non è altro se non « una crisi di sistema » e il torto della r,elazione di Longo era stato di non affermarlo « iri mo·do univoco ». Si doveva approfittare, al contrario, della crisi per sferrare una guerra di movim·ento al posto della « lunga guerra di posizione iniziata nel '57 », tanto più che il fallimento del centro41 Biblio .ecaginobianco

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