.. I Recensioni piano, per così dire, delle forze di resistenza civili, come quella italiana. La via del potere gli apparve allora, contro la prospettiva politico-militare del leninismo, una via essenzialmente etico-culturale. Bisognava strappare alla borghesia il suo dominio spirituale, la sua forza di direzione morale e culturale dell'intera nazione, se le si voleva strappare il potere politico. Bisognava cioè ottenere l'adesione delle grandi masse popolari ad un superiore tipo di concezione del mondo, di cultura, di moralità, di senso comune, se si voleva scuotere alla ,radice la capacità di resistenza del potere borghese, riuscito vincitore nello scontro politico proprio per la tenacia, l'ampiezza e la incisività del suo dominio civile. Una tale impostazione esige evidentemente un passaggio qualitativo delle classi po-polari da subalterne a classi effettivamente dirigenti, cioè la conquista di una direzione etico-politica a respiro e dignità nazionale, col superamento dei limiti eco11omistici e corporativistici di classe, e l'acquisizione di una storica maturità ad esercitare il potere in nome dell'intero paese. Il secondo fatto è che, nel Gra1nsci del carcere, l'esigenza, pur tra co-ntraddizioni e difficoltà, di equilibrare il momento dell'autorità con quello della libertà è costantemente presente; ed è problema ricorrente nei Quaderni del carcere quello di fondare il potere statuale del partito su una adesione organica dei governati, intesi come oggetti ma insieme soggetti del potere stesso. È errato attribuire al Gramsci del carcere una problematica liceale così consapevole ed avvertita quale il movimento socialista ha fatto propria solo in questi ultimi anni. La necessità di conciliare socialisn10 e democrazia (intesa non soltanto come autogoverno popolare, ma anche - secondo l'accezione ormai comune - come sistema che garantisca e promuova le libertà di tutti indistintamente i cittadini) è per il socialismo italiano una nozione relativamente nuova, che peraltro non si è presentata con la forza e la concretezza che l'esperienza comunista nei paesi dell'Est avrebbe dovuto im·porre. Ci sembra erroneo voler trovare in Gramsci una risposta adeguata ad una problematica che certo non gli sfuggì, ma neanche gli si presentò mai così articolata come l'ha resa l'esperienza dei fatti. Ed inoltre, a parte il primo Gramsci, legato alla tradizione libertaria del socialismo ed imbevuto di crocianesimo, ma teorico anco,ra acerbo ed immerso in una situazione troppo diversa dalla nostra, di fronte al Gra1nsci del carcere non bisogna cadere nell'errore di sottovalutare il peso dell'esperienza leninista attraverso cui egli era passato e del suo essersi indurito in una politica esclusivista, recisamente chiusa nei confronti delle altre forze politiche e rigidamente classista. Se è vero dunque che dalla sua formazione culturale crociana e dalla sua esperienza giovanile, come dalla riflessione sulle involuzioni burocratiche e totalitarie dello Stato sovietico, Gramsci ricava una tormentata . e sincera problematica di equilibrio fra autorità e libertà, è però anche vero, a nostro parere, che sarebbe eccessiva pretesa quella di chi s'attendesse da lui un quadro generale, ideologico e politico, profondamente diverso da quello che egli aveva conosciuto ed approvato nella realtà, e più ancora nella dottrina, sovietica: 127 s~bliotecaginobianco
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