Nord e Sud - anno XVI - n. 111 - marzo 1969

I Recensioni mocratico-parlan1entare »: ciò è per lui necessaria pre1nessa della vittoria proletaria. Questi due pro,blemi vengono risolti da Gramsci attraverso la teoria dei consigli di fabbrica, cl1e egli intende insieme come « organi politici rivoluzionari » e come « organi tipici della società p,roletaria »: vale a dire non soltanto come strumenti per la conquista violenta del potere, ma altresì come organi dell'autogoverno operaio e contadino, per la costruzione e la gestione dal basso del nuovo Stato proletario. A questo modo il nuovo Stato matura nelle strutture stesse dell'economia capitalistica, e la rottura violenta sul piano politico non è che l'atto col quale la nuova compagine statale, formatasi nei luoghi della produzione co111e autogoverno proletario, insieme economico ·e politico, sostituisce lo Stato, borghese, ridotto orn1ai ad una vuota impalcatura. Era una concezione ricca di fascino intellettuale, n1a che doveva rivelarsi molto dottrinaria ed astratta rispet 1to alla situazione naziionale in genere, ed a quella contadina in particolare. E dobbiamo aggiungere che l'ammirazione dimostriata per questa concezione dagli odierni revision1isti italian:i potrebbe sembrare essa pure segno d'astrattezza, se non fosse evidente che i revisionisti vi insistono proprio per il significato democratico e libertario che essa aveva, e che Giolitti subito avvertì. Un significato - sia detto fra parentesi - che sareb·be interessante tentar oggi di recuperare in una elaborazione adeguata ai tempi, andando al di là della semplice rivalutazione critica, al cui livello invece si è soliti fermarsi. Tuttavia, in questa seconda fase. il pensiero gramsciano, se presenta all'inizio forme così libertarie e così aderenti alla sostanza proletaria del processo ,rivoluzionario, subisce poi una profonda trasformazione in senso autoritario e, per così dire, partitocratico, attraverso un processo di bolscevizzazione che porta Gramsci ad aderire sempre più - per la logica stessa del suo impegno pratico nel partito - alle posizioni leniniste. Il fallimento del Partito socialista come guida rivoluzionaria induce Gramsci a porsi sempre più esclusivamente il problema del partito, ad impegnarsi sul piano nazionale nella lotta che precede e segue la scissio-ne di Livorno, recidendo i suoi così vivi legami con la realtà operaia torinese che aveva condiviso ed ispirato la battaglia per i consigli. Egli s'era convinto che la guerra avesse creato in Europa una situazione rivoluzionaria simile a quella della Russia del 1917; e sulla base di siffatta diagnosi pseudo-oggettiva continuò a credere, co·me l'Internazionale comunista, nell'imminenza della rivoluzione anche dopo la sconfitta subìta dalle· forze operaie italiane nel settembre 1920. Era dunque naturale che il 1nodello rL1sso venisse a dettare la co,ncezione politico-strategica della rivoluzione e che le direttive deLl'InternazionaJe as.- sumessero per Gramsci, convinto ormai che « la rivoluzio,ne o è mondiale, o non è», un valore dreci,sivo, specialmente dopo che, soggiornando a Mosca ed a Vienna, egli cominciò a considerare la situazione italiana come un semplice element~ di quella internazionale. La stia azione ed il suo pensiero si conformano al modello autoritario e centralizzato del bolscevismo e p·erdono 125 B-bi iiotecaginobianco

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