.. Antonio Pellicani l'opera manchi di salde premesse critiche e di specifici meriti scientifici. Cammet palesa chiaramente la volontà di fornire, attraverso, il rifiuto critico e documentato del massimalismo, eversivo del passato, un contributo di concretezza e di p1rospettive positive pel present~, per un socialismo al passo con le mutate condizioni oggettive e le acquisizioni culturali e politiche della nostra società. E poi tutta l'opera viene ripro,ponendo i grandi temi della strategia rivoluzionaria, del rapporto fra democrazia e socialismo, della concezio·ne e dell'uso del potere, di una politica etico-culturale del socialismo, manifestando un pregevole sforzo nel senso di liberare il marxismo dalle incrostazioni materialistiche, dal falso oggettivismo che porta a svalutare i fatti umani e sociali, 01 ne costringe gli interpreti politici ad una azione tatticistica dentro le forme della democrazia costituzionale, e infine da tutta una impostazione ideologica e strategica superata e pronta ad ap,pagarsi di troppo facili successi elettorali. A quali so1 luzioni teoriche questo impegno approdi, e se davvero tali soluzioni siano corrispo,ndenti alla volontà di rinnovamento e allo spirito palesati dall'autore, è cosa che si cercherà di vedere. Ma intanto occorre dire che, sebbene la passione politica di Cammet restringa alquanto l'analisi e talvolta induca a conclusioni non persuasive, questo modo di rileggere Gramsci - fuori degli strumentalismi politici ma sempre consapevole di una responsabilità politica attuale - ben corrisponde al fine per cui Gramsci stesso scrisse le sue note. Secondo Cammet, si 1distinguono tre fasi nel pensiero di Gramsci. Nella prin1a fase - corrispondente al periodo della guerra - Gramsci concepisce l'avvento del socialismo in mo,do schiettamente democratico, in quanto la rivoluzione è vista come risultato di una storica maturazione delia classe lavoratrice, che acquistan·do coscienza di sé come dì classe chiamata ad instaurare un ordine più libero· e più giusto, conquista insieme la dire- , zione morale ed intellettuale del paese, il consenso al proprio potere e con ciò la forza d'impulso. Anche lo Stato socialista è concepito - dice Cammet - seco,ndo una etica di libertà in forme sem·pre aperte al meglio e fondate sull'autogoverno degli aggregati e dei gruppi sociali e delle istituzioni locali. In questo momento Gramsci non si pone ancora il probleìna politicostrategico della rivoluzione come conquista del potere, ma accetta lo schema tradizionale della sconfitta della borghesia attraverso la lotta di classe. Invece nel dopog·uerra, nella fase delrOrdine n,uovo, l'azione socialista è concepita come « violenza organizzata per l'instaurazione del potere proletario ». A p·artire dal 1919 troviamo difatti in Gramsci il convincimento che la guerra abbia creato in Europja una situazione rivoluzionaria; d'altra parte si è fatta strada in lui la diffidenza verso i dirigenti socialisti e verso la loro capacità di· guidare il proletariato all'azione ed alla vittoria. Da un lato egli si pone dunque il prob]erna della conquista del potere, dall'altro quello della fondazione del nuovo Stato, cioè della oreazione di « un sistema di istituzioni statali capaci di sostituire le istituzioni dello Stato de124 Bibiiotecaginobianco
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