Nord e Sud - anno XVI - n. 111 - marzo 1969

/ .. Pier Aldo Rovat ti tisce una competPnza tecnico-scientifica per aver partecipato ai lavori del laboratorio francese Curie sino al 1940, per aver poi lavorato sino al· 1946 col gruppo atomico anglo-canadese di Montreal, e infine per aver assunto un ruolo importante, a cominciare dal 1953, neil'ambito del Commissariato atomico francese. Egli dunque, in quanto « addetto ai lavori» sin dall'inizio, è ampiamente autorizzato a ricostruire la vicenda della genesi e dello svil~po delle rivalità atomiche, che conducono, dalla guerra fredda, alla « logica » odierna - obiettivamente inscindibile dal ruolo cl1e attraverso le armi nucleari le grandi potenze giocano. Il problema app1are decisivo per tutta una serie di ragioni: anche Goldschmidt (fra gli interessi del quale non è secondario quello di informare correttamente e di giustificare la politica nucleare francese), come già altri, ne sottolinea il fondamentale pericolo, dovuto al fatto che un effettivo disam10 appare sempre più un'ipotesi illusoria e che l'accumulazione dell'energia atomica per sèopi pacifici è comunque un potenziale facilmente convertibile all'uso, non pacifico. La situazione è grave se si pensa che i recentissimi negoziati sulla non proliferazione sono un ben modesto risultato, in quanto non fanno che avallare lo squilibrio tra paesi in possesso delle bombe e paesi che non lo sono e che dovranno continuare a non esserlo; se si pensa che le maggiori potenze, USA e URSS, hanno o-rmai saturato il loro potenziale distruttivo, e se si pensa, per esempio, all'enorme potenziale nucleare americano che è praticamente innescato in Europa. Goldschn1idt è consapevole di tutto questo e dice che di fronte a tale situazione « l'uomo dovrà sostenere il suo esame di saggezza o di follia»: cioè, davan i al pericolo condotto al limite, l'uomo deve compiere il massimo sforzo di maturità• e di riflessione. Ma come? Accanto agli USA e all'URSS, il cosiddetto « club ato1 mico » annovera oggi la Gran Bretagna, che vi appartiene pressoché daLI'inizio, la Francia, che ha sperimentato ordigni all'idrogeno, e la Cina, che ha rotto clam_orosamente l'equilibrio preesistente aHa sua comparsa, giungendo a far esplodere nel 1967 un bomba termonucleare. Anche se permane il principio della non-collaborazione sul piano· del progresso dell'airmamento atomico dei singoli paesi, il segreto scientifico è completamente caduto, almeno riguardo alle bombe atomiche, e gli scienziati non l1anno oggi, come non sono riusciti ad avere subito prima e subito dopo Hiroscima, ]a possibilità di intervenire nelle decisioni politiche: di conseguenza è logico pensare che l'India, la Svezia e poi tutti gli altri paesi ad alto sviluppo industriale non tarderanno ad ascendere al rango di paesi atomici. Goldschmidt, il quale sembra credere che l'unica soluzione efficace sia « la soprannazionalizzazione dell'atomo su scala mondiale » ma che sembra anche pensare che tale soluzione sia già stata largamente bruciata da- , gli eventi e già con l'i,nizio della gu.erra fredda tra USA e URSS, deve concludere: « Ci muoviamo, dalla fine della guerra mon·diale, s,u una via stretta, limitata da un lato dall'irrealizzabile disarmo generale e dall'altro dal baratro terrificante della guerra mondiale. Lungo questa strada due nazioni hanno già raggiunto la suprema potenza derivante dal po~sesso dell'arma H e dei missili intercontinentali; quelle che hanno già la bomba all'idrogeno 122 ; Bibliotecaginobianco

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