Nord e Sud - anno XVI - n. 111 - marzo 1969

' ., Recensioni Di questi personaggì, l'abbiamo detto, l'uno vale l'altro, per l'o tilita e l'estraneità con ct1i vengono presentati, per la miseria linguistica che li involge, anche quando la loro distanza dall'osservatorio dello scrittore è ridotta al minimo. Al più scialbo di essi, il fidanzato di Susanna, Alvaro con generosità presta un'interpretazione della condizione della donna: « Non è assurdo questo? Io dico che ogni cosa del mondo moderno è fatta per turbare le do•nne. E poi ci meravigliamo se esse tradiscono. Noi vogliamo quello che il primo uomo chiese alla prima donna, quando essa era sua e non poteva essere d'altri, e il paradiso terrestre era tutta l'offerta. Ma noi abbiamo finito per somigliarci tutti, e distinguerci solo per la quantità di denaro che possediamo » (p. 177). E non batte ciglio, neppure quando poi gli fa chiedere « un cuore fidato che ami » (p. 177). Con la protagonista invece le cose si pongono in maniera progressivamente differente. Anche lei non è stata risparmiata dalla condanna linguistica alla banalità, all'identificazione con la sua classe, con jl suo tempo. Ma ecco che la sua coscienza offesa le dà diritto, a mano a mano, a un altro registro espressivo, a entrare, da sola, in quella zona lirica - le pagine finali - che scorgiamo al di là di un così lungo vestibolo: la fine dell'anonimato, insomma. Non ci pare, pertanto, che sia agevole né utile supporre che co,sa sarebbe diventato Do1nani - « Può essere un libro notevole, rifatto o riveduto e completato»; « È rimediabile, e in certi punti buono»: osservava Alvaro nelle sue riletture del '53, ricollegandolo da un lato a L'uonto nel labirinto, e dall'altro a Mastrangelina -. Opportuno è invece sottolineare cl1e la lezione autentica nella quale lo abbiamo letto, a differenza degli altri suo1 i romanzi postumi, consente una conoscenza da,,, ero in o pettabjle del particolare itinerario di questo scrittore per liberarsi dal den1one delle prime parole che vengono sotto la penna (se non ci ingannjamo, que ta volta la Nota del curatore parla chiaro; su che cosa allora Enrico Falqui, ne « Il Tempo» del 18-2-'69, poggia il convincimento di trovarsi di fronte a « una lezione così raccomodata, dove delle incertezze e negazioni e interruzioni dell'autore non si riscontra alcun segno, tanta dev'essere stata ]a fatica alla quale si è sobbarcato il Frateili »?). ANTONIO PALER 10 La lezione della corsa atomica Bertrand Goldschmidt, l'autore di Le rivalita ato,niche (Il Saggiatore. Milano, 1968), libro che viene ad affiancarsi alla già ampia letteratura e sag-. /"gistica sull'argomento atomico, garantisce - come ~sserva Felice Ippolito nella sua presentazione - « il valore di una testimonianza ad alto livello ». Si tratta della testimonianza sulle ricerche intorno all'ordigno nucleare, e, in particolare modo, sull'uso politico che se ne è fatto a partire da Hiro·sci- ' ma, cioè del 1945, anno zero della nuova età ato1nica. Go,Idschmidt garan121 Bibiiotecag inobianeo

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