Nord e Sud - anno XVI - n. 111 - marzo 1969

RECENSIONI Un Alvaro ''aperto,, Non è difficile supporre che un moto di simpatia del lettore, Domani (Milano, Bompiani, 1969) possa conquistarselo ad apertura di pagina. Sapendo che si tratta di un'opera uscita dall'officina di uno scrittore senza il suo passi - è il quarto romanzo postumo di Alvaro, successivo dunque, editorialmente, a Belnioro, Mastrangelina, Tutto è accaduto -, sarebbe naturale infatti aspettarsi qualcosa di franto, di abbozzato, di indefinito, qualcosa insomma che palesasse i ripensamenti dell'autore, le sue in,decisio,ni, l'assenza di un punto di vista definitivo; e, si aggiunga, ci si attenderebbe che la spia più eloquente dovesse esserne un certo im•paccio linguistico, con nodi irrisolti, nitore di là da venire, ecc. Ebbene, in tal senso, la realtà di Domani appare esattamente agli antipodi. Certo, quando si apprende dalla Nota del curatore Arnaldo Frateili che Alvaro, specie nel corso del 1953, pro·gettò modifiche e svilu.ppi di questo testo, nato pressoché di getto nel '33-'34, si è indotti a guardare con un certo sospetto quella scorrevolezza e « facilità » da cui ci si era lasciati prendere. Ma è una circo,spezione ingiusta giacché, dando credito a ciò che Domani avrebbe potuto diventare, fa misconoscere ciò che riuscì ad essere, 1nagari •proprio nella sua non-conclusione. Infatti, se è vero che Alvaro, nel '53, meditò di darne una - o meglio, più d'una - a questa storia d'un incidente p·rematrimoniale capitato a un'esordiente ragazza borghese degli anni Trenta, altrettanto lo è che non ne fece poi nulla - lui, così propenso a rielaborazioni di temi e a ristesure di opere! -, e non, evidentemente, ce lo ·attesta la Nota, per mancanza di interesse. Stando così le cose, non sareb,be allora uno sproposito tanto grosso quello di un lettore ingenuo che, tenendo conto soltanto dei sei capitoli editi di Do1nani, e basta, scambiasse le belle pagine finali (ha ragio·ne Arnaldo Bocelli, sulla « Stampa» del 26-1-'69) per un accattivante invito - ma quanto involontario! - a una contem,poranea prospettiva da « opera aperta»: « Adesso sarebbe entrata, sarebbe andata da Ugo per dirgli tutto. Si cercava dentro le cose da di·rgli, ma non trovava nulla. La fantasia le diceva soltanto: guarda quella finestra, guarda quei gatti, guarda quell'ombra sul muro. Le pareva di camminare da n1olto tempo, e che ora non potesse più fermarsi trascinata dal ritmo stesso dei propri passi. Si volse a guardare un sasso in cui aveva inciampato [ ...]. Intanto aveva varcato la soglia del po,rtone, e cominciato a salire la scala. Giunta sul pianerottolo, suonò un campanello e attese. Era bagnata da capo a piedi. Aveva freddo» (.pp. 205-206). Sono le ultime parole della narrazione. Si diceva che non sarebbe un errore imperdonabile, dal m·omento che met118 Bibiiotecag inob·ianco

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