.. Mario Pannunzio delle forn1ule politiche; una certa dichiarazione del presidente del Senato gli fa toccare il tema del finanzia1nento dei partiti. « Le istituzioni sono anche passioni » scrive in uno di questi saggi. Una esclamazione che potremmo trovare in Tocqueville. Ma la scoperta di Tocqueville è l'incontro tra due anime affini. C'è nell'uno e nell'altro una patetica volontà di capire, un'ansia di penetrare nel cuore delle cose, senza illusioni ma senza rassegnazione. Da severo storicista, de Caprariis non crede nelle « città felici », non prepara liste per le trattorie dell'avvenire. La passione civile, la ,passione dell'oggi animato e vivente, brucia in silenzio, come un fuoco senza fiamma. Soltanto quando si sdegna contro gli ideali mortiferi del presente, il suo respiro si fa un po' più affrettato. A meno di quarant'anni si sente calmo, sicuro, un po' altero, con1e chi sa di possedere t1n'esperienza e un patrimonio morale aspramente acquistati. Non ha esitazioni, lui che ha trascorso quindici anni sui testi del Guicciardini, di Gabriel Naudé, di Erasmo, di Saint-Évremond, a trattenersi sulla questione della legittimità dei funzionari di partito ad assumere cariche pubbliche, o sul problema del cannibalismo di lista nelle elezio,ni politiche. Raro esempio, tra i nostri giovani storici, così superbi di tenersi appartati in un loro monastico ritiro. « Vittorio de Caprariis » ha scritto· Francesco Compagna « è stato di quei non molti giornalisti politici del nostro paese che hanno smentito, con la loro attività, il pigro alibi della semplificazione ad uso del pubblico; e che non hanno mai dato segni di inso.fferenza moralistica nei confronti delle vicende politiche che dovevano commentare, anche quando queste vicende si presentavano deludenti, o grige, o semplicemente meno suggestive di c9me si erano in1maginate. Perché Vittorio de Caprariis, come tutti i grandi giornalisti politici, amava la politica ». Pochi mesi prima di morire, per non so quale senso di premoni-- zione, Vittorio de Caprariis cominciava un articolo citando Montaigne: « Sono trascorsi quindici giorni da quando ho varoato la soglia dei trentanove anni, e pro·babilmente ne vivrò altrettanti. .. ». Strana coincidenza: in una piccola biografia di Pascal leggo per caso: « E se muore a trentanove anni, è perché il suo corpo non ha potuto resistere alla tensione del suo spirito ». Vittorio de Caprariis è morto a trentanove anni, nel momento in cui la tensio,ne del suo spirito insoddisfatto aveva raggiunto il punto più alto. E,ppure si sente che la parte n1igliore della sua opera era appena agli inizi. La morte lo ha sorpreso quando intorno al suo nome, diventato ormai d'esempio, si era formato qualcosa di più di una speranza e di un'attesa. Dottrina, rigore, impetuosità, un sentimento potente di idealismo, rappresentavano le promesse di una perso102 Bibiiotecag inobianco
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