Nord e Sud - anno XVI - n. 111 - marzo 1969

' I Cronache e A1.emorie suo impegno storico deviando la mente verso lo stt1dio analitico, della società moderna, scissa tra i principi in conflitto della libertà e dell'uguaglianza, della morale e della potenza: o non piuttosto un sentimento più acuto, quasi sofferente, del risveglio di tutte le malattie dell'epoca. Ma ci sono libri che si leggono in un certo momento e, vorrei dire, con uno spirito segretamente inappagato. Finora la lunga freque·ntazione degli storici machiavelliani e bismarckiani aveva dato una certa piega ai suoi studi, inducendolo a dar risalto, nel quadro dell'ideologia liberale, alla realtà dello Stato e del1a organizzazione della forza, vecchia tentazione storicista. Ora, proprio la lezione di Tocqueville, secondo padre, con Croce, del liberalismo moderno, gli fornisce le nuove armi della critica, e lo libera come un vento dai vecchi vapori di una certa Realpolitik. Ecco il nuovo ordine di problemi: la società moderna, così mobile e dinamica, il livellamento egualitario, l'industrialismo, il moltiplicarsi delle fonti di potere, determinano una spinta nuo·va e irresistibile, che forse travolgerà le istituzio•ni e le garanzie della libertà, avviandoci a rinnovate forme di dispotismo. Siamo davanti a un paesaggio sconvolto; e lo sguardo che lo osserva appare mutato e febbrile. De Caprariis non ha un atteggiamento di condanna verso questi nodi di vita, che stanno di giorno in giorno accelerando il loro moto di accrescimento e di conquista. La questione è un'altra: è quella del contemporaneo invecchiamento delle strutture politiche del passato, inadatte a contenere la tensione delle forze in movimento. È in grado, per esempio, il parlamento, col suo antiquato sistema di rappresentanza, di far fronte agli scontri che lacerano oggi il corpo sociale? « Noi siamo in ritardo, di una costituzione, in ritardo di una forma costituzionale » risponde de Caprariis. Ma, si chiede ancora, la crisi istituzionale è qualcosa di irrimediabile o è il prodotto di una crisi più generale e più profonda, la crisi stessa della coscienza democratica e degli universali valori liberali, ieri dominanti, oggi logorati e semispenti? « A me sembra che la crisi sia innanzi tutto nella coscienza riflessa delle cose e delle ideologie, nella filosofia » risponde ancora de Caprariis. « Non sono guaste le istituzioni e le ideologie politiche, è guasta la lente con cui noi le osserviamo». E parla di microscopio impazzito, della necessità di procedere a una ricostruzione filosofica della politica attuale, a un nuovo approaclz alla storia, a una teoria della storia laica e liberale. « Non bisogna confondere » scrive « la libertà con gli istituti storici in cui si è di volta in volta incarnata ». Ed ecco che il politico, usce11do dalla meditazione storica e ideologica, entra subito nel vivo, attraverso l'esame dei mali odierni, mali determinati,· di fronte ai quali non soltanto la teoria politica, ma la 99 Bibiiotecag inobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==