.. Mario Pannunzio sioni, nelle fondazioni di nuovi partiti. È il de Caprariis che tutti abbiamo conosciuto, europeista, laico, radicale, meridionalista, antifascista: il vivissimo scrittore politico e saggista del « Mondo », il più attivo collaboratore di Francesco Compagna in « Nord e Sud»; un uomo che sa di far parte di una minoranza e di combattere battaglie non si sa bene se di avanguardia o di retroguardia, ma che ha sempre davanti alla mente un'ispirazione lun1inosa che lo guida, la concezione liberale, etico-po 1 litica della vita. E può parer strano che soltanto a un certo momento della sua vita egli parli di « soillecitazioni del presente » che gli avrebbero fatto abbandonare certi studi per affrontarne altri più vivi e vicini. Le sollecitazioni del presente hanno sempre ispirato gli studi storici di de Caprariis, anche i più minuti ed eruditi. Certo, il primo libro sul Guicciardini, del 1950, e la stessa sua opera maggiore, Propaganda e pensiero politico in Francia durante le guerre di religione, del 1959, hanno un accento diverso dal Profilo di Tocqueville che è del 1962. I tempi sono cambiati, e in Italia, all'ambiguo mortificato decennio che ha spento sul nascere le accese speranze della Liberazione, è succeduta un'epoca di movimento, di nuove lotte, di revisioni ideologiche. Con lo sg.uardo del politico, e vorrei dire con l'esperienza vissuta dell'uomo di parte, de Caprariis aveva studiato in Machiavelli e in Guicciardini la crisi politica e morale del Rinascimento italiano, mentre in Europa gli Stati si formavano come organis,mi autonomi e laici, ricchi di energia e di volontà di potenza. Co·n l'inquietudine e la trepidazio•ne del liberale aveva indagato i motivi nuovi di civiltà e di libertà che trasparivano nella polemica tra ugo·notti e « ligueurs », in Francia, durante la seconda metà del '500. Nei libertini e in Saint-Évrémo·nd, in particolare, aveva rintracciato quella concezione dell'uomo• e del mondo « su cui già spirava il soffio dell'idea liberale ». Da Guicciardini a Calvino, da Erasmo a Bodin, si passa ora d'un tratto a Tocqueville, a Benjamin Co11stant, agli storici e sociologhi mo,derni americani, alla più recente storio,grafia sui partiti e le correnti politiche italiane. C'è una corsa di secoli, ma non un n1utamento di rotta. L'inclinazione a vivificare la storia con la passione ideologica del presente sollecita de Caprariis a inoltrarsi in nuo·vi campi d'indagine e di meditazione. Nelle lotte sociali dell'800, nello scontro attuale tra concezioni mistiche e concezioni laiche della politica, il giovane storico rintraccia avidamente quei semi della libertà che sembrano di tanto in tanto scomparire, ma che rigerminano poi misteriosamente nel silenzio e nella solitudine. Se i suoi interessi cambiano, vuol dire che è lo spirito del mo·ndo che muta, n1a non il suo animo. Non so se sia stata soltanto la lettura della Democrazia in America di Tocqueville a strapparlo da « ugonotti e ligueurs » e a rinvigorire il 98 - Bibiiotecagino.bianco
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