Nord e Sud - anno XVI - n. 111 - marzo 1969

Augusto Graziani - /1) senti una via facile per la valutazione degli inv·estimenti pubblici. Infatti, co,me avremo modo ·di vedere in seguito, anche la semplice riformulazione di obiettivo che è alla base di tale criterio rende necessarie non poche correzioni ai criteri :di scelta dell'impresa privata e presenta ostacoli di applicazio,ne di non trascurabile entita. Tuttavia, rinviando a:d un momento successivo i dettagli, dobbiamo dare fin da ora una valutazione sintetica di questo criterio. Due argomenti principali sono sufficienti per mostrare come il criterio privato corretto rappresenti una regola di condotta insoddisfacente. Il primo riguarda la natura degli investimenti pubblici. La dottrina tradizionale, che il « criterio del mercato· corretto » cerca di ringiovanire e· :di rendere applicabile all'investimento pubblico, era basata sulla dup.lice ipotesi che l'investimento venisse effettuato nell'ambito di un'economia stazionaria e che l'investimento stesso nov modificasse in misura sensibile l'equilibrio raggiunto spontanea1nente dal mercato. L'ipotesi di econo,mia stazionaria si trovava a volte accoppiata all'ipotesi di concorrenza perfetta; e, in tal caso, si sup·poneva che l'imprenditore si trovasse ad agire in mercati nei quali il livello dei prezzi era dato e immutabile. Altre volte, l'ipotesi di economia stazionaria veniva accoppiata all'ipotesi di monopolio; e allora si supponeva che l'imprenditore si trovasse dinanzi ad un'intera curva di domanda, nel cui ambito egli poteva scegliere il punto più conveniente, con l'intesa però che la posizione della curva di domanda, l'ammontare di risorse disponibili, e il sisten1a dei prezzi nel suo insieme venivano considerati come elementi immutabili. , In virtù della seconda ipotesi, la teoria tradizionale supponeva che l'imprenditore effettuasse solo inv·estimenti n1arginali, investimenti cioè che rappresentavano piccole aggiunte alla dotazione di capitale preesistente, e che non modificavano sensibilmente la struttura economica ereditata dal passato. Questo naturalmente non significa che l'ipotes·i corrisponda alla storia, e che gli imprenditori del passato intraprendessero effettivamente soltanto investime11ti margi11ali; una proposizione simile, oltre che rappresentare una palese ingenuità, sarebbe facilmente contraddetta citando i molti investimenti vistosi nel ·C•an1podelle opere pubbli,che, del c.apitale fisso sociale, delle ferrovie, dell'apertura di canali, citando cioè tutti gli investimenti di natura strutturale e no,n marginale che nel passato vennero intrapresi con capitali e per iniziativa del s,e,ttore privato. Ma è certamente una cir,costanza rilevante che la· teoria dell'in8 Bibliotecaginobianco

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