Nord e Sud - anno XVI - n. 109 - gennaio 1969

A.driana Bich dell'AID1 I, e che certo informava anche i libri che « potevano essere adoperati ». Gli Alleati, insomma, desideravano sinceramente introdurre la democrazia nella scuola, laddove più massiccia era_ stata .l'azione di condizionamento delle coscienze, e più palese appariva l'esaltazione del totalitarismo. Fu studiata quindi con molto impegno la riforma delle eleme11tari, che approdò ai famosi « programmi del 1945 », che bene o male rappresentano la prima decisa rottura con i vecchi metoidi mnemonici e cattedratici. Ma, co,mpiuta questa specie di vaccinazione democratica per il futuro, il resto interessava tutto sommato assai poco i vincitori. Inoltre, l'insidia assai più sottile di una scuola costituzionalmente disponibile a servire il potere costituito, rappresentata dal liceo gentiliano, e da tutto l'ordinamento degli studi medi e universitari, doveva per forza sfuggire a chi non fosse pienamente inseTito nella realtà italiana. Perciò, anche se « la Sottocommissione per l'Educazione sottomise al Ministro italiano dell'Educazione tutte le misure da applicarsi, anche nel territorio amministrato, dall'A.M.G., perché potesse discuterle e approvarle » e se « la Sottocommissione per l'Educazione aveva stt1diato il suo programma di epurazione in collegamento con gli insegnanti antifascisti », tra le due parti no,n era possibile un'intesa completa. Adolfo Omodeo comunque riuscì, anche tra le difficoltà di tale situazione, a tracciare alcune rifo,rme fondamentali nella scuola secondaria e nell'università. Il suo pensiero rappresenta infatti un organico tentativo di rinnovamento e di totale eversione delle vecchie strutture. Innanzi tutto, egli scopre il gioco della ancor forte classe dirigente che, entrata nei ranghi della burocrazia dopo esse·rsi formata nella scuola fascista, in essa tentava ancora un dominio poliziesco, mentre doveva essere ricondotta alle posizioni subordinate che le competevano. Affermò così che « seppure il fascismo ha rovinato la classe impiegatizia, lasciando che troppi difetti, diciamo così di tipo, bo,rbonico, riemergessero», non va mai dimenticato che « la burocrazia è al servizio della scuola ». Omodeo fu perciò geloso difensore, in qÙesta e nell'università, della libertà intesa innanzi tutto come autogoverno. Da R~ttore scriveva: « Le Facoltà dovranno essere investite del pieno e intero controllo sulle scuole, sulla disciplina, sul personale alle loro dipendenze e sul materiale ». Ebbe memorabili dispute col prefetto di Napoli, in proposito. Egli protestava con durezza perché, quando vi erano· riunioni politiche, seppure debitamente autorizzate, « si introducevano nell'università agenti a spiare la vita accademica», e perché la polizia aveva preso « a 80 - Bibiiotecaginobianco

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