Nord e Sud - anno XVI - n. 109 - gennaio 1969

Adriana Bich Ad ese1npio· nel proposito di « lottare perché la scuola assuma la sua funzione non solo di onesta e imparziale selezionatrice delle capacità intellettuali, ma anche di formatrice di un nuovo e più sano costume politico ». Insomma, il compito primario della scuol".1 è ritenuto ancora qL1ello della cernita, seppure -solo intellettuale~ che essa aveva nel passato, quando le si chiedeva soprattutto di difendere le strutture di una società chiusa e gelosa dei suoi privilegi. Ma, coltivando nel docente la psicologia del « discriminatore », del « giudice », se ne attenuavano di molto le capacità di educatore, che avrebbe qualora dovesse non. « scegliere » gli ottimi ma aiutare tutti a divenire migliori. In un discorso di V. Arangio Ruiz 2 , si parla di « rigorosa discrin1inazione » da farsi all'inizio delle scuole secondarie, per distinguere « ragazzi particolarmente dotati, che sono da avviare e trattenere nella scuola umanistica ad ogni costo, cioè - quando· occorra - a parziale o totale spesa dello Stato, ragazzi degnissimi di starvi, ma senza pubblico sacrificio, ragazzi che possono esservi tollerati a loro rischio e pericolo » e infine « ragazzi che siano da scartare senza pietà ». Oltre alla consueta affermazione della superiorità della scuola umanistica, è sintomatico il concetto che per accedervi a carico dello Stato- occorrono qualita eccezionali, mentre « a loro rischio e pericolo », cioè a loro loro spese, anche i medi e i mediocri vi possono restare. In tal modo, solo una classe sociale arriverà quasi al completo al traguardo di questi studi, mentre per i proletari avverrà un fenomeno di penetrazione capillare in questa roccaforte della borghesia, che assimilerà i nuovi venuti, se11za consentire, viceversa, a questi di trasformarla. Proprio in quel tempo, tuttavia, si cominciava a comprendere che la decadenza della scuola a propagandista del potere politico era stata possibile perché essa era già monopolio della classe da cui uscivano gli alti e medi quadri della burocrazia governativa, assai prima dell'epoca fascista. Per questo, la stampa di destra assumeva già verso i giovani atteggiamenti di esortazione paternalistica, che tradiscono il desiderio dj conservare quanto più si poteva delle vecchie istituzioni. Sul badogliano « Corriere » si incontravano spesso frasi, divenute poi abituali nella pubblicistica reazionaria fino ai nostri giorni: « Uomini della vecchia democrazia, ritornando al governo, tentano di riprenderev al disopra di questo triste ventennio, come stabilendo un ponte i fili delle tradizioni italiane » 3 ; « quelli che i giovani chiamano ve;Jhi 2 Discorso di S. E. il Ministro per l'insediamento del Consiglio Superiore della P. I., il 9 febbraio 1945. Roma 1945. 3 « Il Corriere », Salerno 27 aprile 1944. 76 Bibiiotecaginobianco

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