Nord e Sud - anno XVI - n. 109 - gennaio 1969

I Argon1enti generali della Programmazione, cioè, e le istanze del sistema produttivo. A dire il vero, ch,e l'artificiosità e i rischi di inattuabilità di questa soluzione non siano sfuggiti allo stesso « Programma » è prova il fatto che esso tenta di assicurare, successivamente, che « alla elaborazione dei piani zonali parteciperanno, nelle regioni in cui essi operano, gli enti di sviluppo agricolo ». Questa apertura riesce però limitativa e ridondante ad un tempo: limitativa per l'evidente subordinazione del ruolo demandato agli enti; ridondante per la chiamata in causa di essi, senza averne prima definito la capacità ed il grado• di rappresentatività degli interessi agricoli esistenti nei territori oggetto di un piano zonale. Il maggiore divario tra la concezione che degli enti hanno rispettivamente il Rapporto ed il « Programma » si avverte, appunto, 11el rinvio che quest'ultimo fa per la « definizione della loro natura e delle loro funzioni » alla elaborazione dell'ordinamento regionale e a due specifici provvedimenti, il D.P. 23 giugno 1962, n. 948, e la L. 14 luglio 1965, n. 901, dei quali si può dire, per quanto riguarda il primo, che esso ha origine in epoca nella quale i temi della program1nazione e quindi dei suoi strumenti erano ancora lontani da una precisa for1nulazione e, per ciò cl1e concerne il secondo, che più di aver seguito nel suo iter di formulazione una direzione conforme alle esigenze della programmazione, esso ha risentito soprattutto della preoccupazione di dare un assetto permanente agli organici degli enti di riforma e, solo st1bordinatamente, della preoccupazione di offrire all'ordinamento regionale un valido strumento operativo. Venuti meno fin dal momento iniziale i termini nei quali il Rapporto del Vice presidente della Commissione per la programmazione indicava le funzioni alle quali avrebbero dovuto sovrintendere gli enti stessi, era inevitabile che insorgessero rischi ai quali sarebbe stato 01)- portuno che il « Programma » fin dal primo mome11to si fosse sottratto; primo, in ordi11e di tempo, quello della difficoltà di configurare con precisione i rapporti tra gli enti di sviluppo e gli organismi preesistenti nel settore agricolo. In mancanza di rapporti definiti sarebbe stato, infatti, assai difficile procedere ad una organica redistribuzione dei compiti così come era auspicato nel Rapporto e impedire la corsa al precostituirsi di posizioni non sempre dettate da motivi di funzionalità. Come la realtà sta dimostrando, i condizionamenti ai quali per norme di varia natura gli e11ti hanno dovuto sottostare hanno inficiato il presupposto di una loro posizione di preminenza (in quanto direttamente promananti dalla concezione stessa della programmazione e investiti di compiti di promozione o di riordino delle diverse attività a 73 Bibliotecaginobianco

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