Nord e Sud - anno XVI - n. 109 - gennaio 1969

Gian Giacomo dell'Angelo attribuire poteri di regolamentazione in materia di stabilizzazione dei mercati dei prodotti agricoli. Con questa prima distinzione tra organismi di mercato e organismi di pro•duzione è stata intaccata quella concez~one unitaria che voleva organicamente preposta all'azione di assistenza allo sviluppo una sola comunità di interessa imprenditoriali, pubblici e privati, realizzata negli organi dei nuovi enti; per superare, riguardo ai problemi di mercato, le resistenze delle « precostituite posizioni di controllo » e per ind~rizzare e coordinare con le scelte effettuate in materia di valorizzazione dei prodotti quelle relative agli ordinamentii produttivi e agli incentivi per la trasformazio.ne delle aziende; per realizzare, in ultima analisi, fin dalle prime fasi quell'autocontrollo della produzione che è condizione essenziale per il rafforzamento del potere contrattuale agricolo. Un secondo e più grave condizionamento alla concezione degli enti così come era stata espo1sta nel Rapporto Saraceno sta nel mancato riconoscimento dell'effettiva inesistenza nel nostro paese di un sistema di assistenza e di promozione dell'attività agricola, soprattutto in vista delle necessità che questa ha di organizzarsi per una più efficiente scelta degli investimenti e degli indirizzi di produzione. La supposizione che glì esistenti organi della pubblica amministrazione siano di per sé sufficienti a tale bisogna, è all'origine di tale mancato riconoscimento. Questi organi, per loro natura e, a maggior ragione, per le incombenz~ loro derivanti da una politica di pro,grammazione, hanno da svolgere un ruolo essenziale di controllo e di indirizzo; ruolo che mal si concilia con altri, specie se, come quel 1 li dell'assistenza e della promozione aziendale, implicano, uno sforzo di immedesimazione con interessi e problemi che sono propri dell'impresa e della sua sfera decisionale. Gli enti di sviluppo avrebbero dovuto diventare perciò i più qualificati interlocutori degli organi periferici dell'an1ministrazione in quanto che, ·presentandosi come interpreti delle esigenze generali delle diverse zone, avrebbero sottratto detti organi ai rischi delle sollecitazioni di interesse particolare e delle decisioni non inquadrate in un organico contesto di interventi. tra loro coordinati. In particolare, il vaglio dei singoli problemi, attuato dagli enti soprattutto· attraverso la messa a punto dei piani zonali, avrebbe rappresentato un rilevante avanzamento nel processo di modernizzazione e di democratizzazione dei rapporti tra i centri di erogazio,ne degli incentivi e le collettività rurali. Il « Programma » non ha potuto tener conto di ciò e ha addirittura accre~ciuto le competenze delle burocrazie in questa sfera, investendole del compito di elaborare quei piani zonali, nei quali deve realizzarsi il mome11to ~ssenziale della congiunzione tra centro e base, t;ra gli indirizzi 72 Bibiiotecaginobianco

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