Nord e Sud - anno XVI - n. 109 - gennaio 1969

Gian Giacomo dell'Angelo dentro di essi. E si capisce come essi stiano via via riducendosi a strumenti sussidiari dell'apparato ministeriale per lo svolgimento di compiti estranei ai fini per i quali furono .concepiti. Ciò malgrado, la speranza continua ad es?ere 1'.ultima dea. Basterebbe infatti che seriamente si ponesse mano à qualcuna so1tanto delle azioni richieste per l'avvio di un rimodellamento delle strutture, per accorgersi della necessità di disporre di organismi adatti. E ci si accorgerebbe, a quel momento, che, assai prima del messaggio di Ma11sholt, gli enti di sviluppo erano stati proposti alla nostra attenzione in. vista di problemi che il Rapporto « Agricoltura '80 » ha il merito di sollevare anche in sede comunitaria. Forse, ci si accorgerebbe anche della paradossale situazione per la quale una politica di mercato non è stata avviata per la pratica impossibilità di dare vita agli organisn1i associativi necessari, mentre una politica delle strutture non ha avuto inizio perché gli organismi disponibili non sono stati 11tilizzati. E all'obiezione che le difficoltà e le lentezze per realizzare i primi sono, insite nella natura degli stessi organismi che si vogliono promuovere, in quanto essi dovrebbero derivare da consapevoli decisioni degli interessati, mentre gli enti sono nati da un assai più facilmente determinabile dettato di legge, si potrebbe rispondere che, forse, i primi avrebbero potuto ottenersi come frutto della promozio,ne e dell'assistenza dei secondi. Promozione e assistenza che, per non esaurirsi in 11n semplice fatto di imbonimento, devono essere tali da rendere corresponsabile il pubblico intervento così da porlo in grado di fronteggiare le esigenze alle quali gl'imprendito·ri non sono, da soli, in grado, di so,pperire. Di esigenze del genere è intuitivo ritenere che una politica delle strutture è destinata a suscitarne molte, solo che si pensi alla natura dei problemi che la ristrutturazio,ne solleva e si voglia realisticamente prendere atto che essi non possono essere affrontati nell'ambito dello spontaneismo di mercato, ma solo nella misura in cui l'azione pubblica si attui in strettissimo rappo,rto di complementarietà con l'azio·ne privata. Per quanto detto all'inizio, non è certo negli enti attuali che può individuarsi uno strumento già bell'e pronto·; essi potrebbero però diventarlo. Ricordando che i p,roblemi degli enti dovranno essere oggetto di non lontana discussione in Parlamento, se non altro a motivo dell'accennato esaurimento dei fondi a loro disposizione, si potrebbe pensare a quella discussione co,me all'occasione per un riesame integrale delle loro condizio,ni. A questo fine non sembra superfluo rifarsi al Rapporto del Vice presidente della Commissione nazionale per la programmazione econo68 Bibliotecaginobianco

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