Nord e Sud - anno XVI - n. 109 - gennaio 1969

Girolamo Cotroneo nali o i feno1 meni stor1c1 già esperiti non possano avere la loro seconda edinio,ne (tranne che, come diceva Marx, se la prima volta sono una tragedia la seco11da si p1 resentano come farsa), abbiamo buoni motivi per ritenere che parlare oggi di « democrazia diretta» è poco più che un mito o peggio anco,ra un espediente demagogico per attirare gli entusiasti s·provvedut,i, facendo balenare ai loro occhi l'antico sogno dell'uomo di una società perfetta, di una assoluta ed autentica libertà, di uno Stato in cui il cittadino, ogni cittadi110, possa partecipare a,l governo, del paese senza la mediazione dei partiti, indicati oggi come ,i,l vaso d'ogni nequizia. Un'altra so,luzione, proposta questa volta dai « benpensanti » invece che dai gruppi delila contestazione globale, sareb·be il ritorno al vecchio, sistema dei co,llegi uninominali che, lasciando liberi i rappresentanti dalla co1 siddetta « disci 1plina di ·pairt,ito », impedirebbe il formarsi di quei direttorii, di q·uei vertici di potere che condizio11ano la vita della nazione, e che stareb,bero facendo scivo,lare il regime ,democratico 1 in un si'Stema oligarchico 1 • In questo caso, contrariamente all'i,potesi precedente, il rimedi 1 0 sarebbe anche app,licabile, ma sareb,be davvero peggiore del male, in quanto verreb,bero istituzionalizzati quel trasformismo e quel clientelismo che già a1 ltra vo,lta provocò la crisi della democrazia italiana, e che ridurrebbe la più parte dei rap·presentanti al ruolo, di « aiscari », come sp1rezzantemente Giolitti chiamava i dep•utati meridionali, al servizio del potente o dei potenti di turno. Da quanto abbiamo detto), ci pare si veda come mentre da varie parti si grida che è o,rmai l'ora che « l'immaginanione vada al potere », i giorni che viviamo siano spaventosamente privi di immaginazione; e la febbre distruttiva che semb·ra perco·rrere i1l nostro p1 aese non ci pare riesca a trasformarsi in ipotesi costruttive che non siano il rispolveramento di modelli antiquati e di istituzioni fallite. La verità è che trovare un'alternativa vali,da alla tanto deprecata « partitocraziia » è un'impresa assai difficile e che richiederebbe comunque studi severi ed analisi impegnative, cose queste che non sembrano essere molto amate dai frettolosi e superficiali, no-nché apocalittici, compilatori di 111-agnae chartae riven1dicative: ma il realismo politico è, come è noto, una virtù molto rara, e le « sbornie sociologiche» attraggono· molto di più che non le lun,ghe riflessioni e le azioni politiche illun1inate da conoscenza storiica. Comunque sia, una cosa è oggi certa: che anche se l'attuale sistema pluri,partitico, in mancanza di alternative accettabili, rap,p,resenta se non l'optimu111-, almeno l'unica garanzia ·di libertà attualmente pos,sibile, è pur vero che la ,cris,i politica che stiamo attraversan,do presenta pure una sua ragion d'essere che non è prop,rio il caso ,di sottovalutare: con la precisazione però cl1e di essa Il'On sono res,ponsabi 1 li i partiti in quanto tali, che invece resta.no tuttora l'unico possibile trait d'union fra il paese e il potere politico, bensì quella parte del,la classe politica italiana, di governo o di op1 po.sizione che sia, la quale, per motivi diversi, ha semp·re imp·edito o comunque ostacolato un corretto svolgimento ,della vita democratica del nostro paese. 58 ..... Bibiiotecaginobianco

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