Nord e Sud - anno XVI - n. 109 - gennaio 1969

- .. Giornale a più voci andare oltre quel « no » da Clli abbiamo preso le IlìOSSe. E ci sembra ino1 ltre che, a parte i teori 1 ci o pseu 1do teorici dell'anarchismo radicale, ai quali della democrazia parlamentare e rap·p·resentativa non importa prop·rio niente e che sarebbero ben lieti di vederla sostituita con chi sa mai quale altra fo·rma di governo; a parte costoro, dicevamo, ci pare che quegli strati di opindo,ne pubblica contrari ai partiti, ma non alla democrazia come taile, non si rendano sufficientemente conto che una crisi defilllitiva dei partiti, significherebbe anche una crisi -definitiva per la democrazia e che l'alternativa ad un sistema pluripartitico, pur con tutte le limitazioni che questo presenta, può essere soltanto una d1ittatura monopartiti.ca, oppure il « partito dei co1 lonnelli ». Non per nulla lo slogan: « Siamo pronti per i colonnelli», che ha assai colpito autorevoli giornali stranieri co1 me l'americano << Time» e i,l tedesco· « Der Spiegel », le cui p,reoccupate opin!ioni sono state riiportate da « Panorama » del 19 dicembre 1968, non per nulla, dicevamo, questo slogan accompagna sinistramente i turbolenti giorni di una crisi politica che da p,iù parti si vorrebbe trasformare in una vera e propria crisi di regime. Alla polen1ica contro i partiti, quindi, non ci pare, tornando adesso al discorso avviato in precedenza, che si presenti un'alternativa valLda ed accettabile, tranne quella ventilata soprattutto dai mov1menti giiovanili, e ripetuta, più con intenti demagogici che non per profonda convinzione, da alcuni gruppi politici, e cioè la cosiddetta « democrazia diretta » con la quale si vorrebbe eliminare, con la scusa del suo invecchiamento e del carattere di « truffa borghese» che esso rappresenta, l'istituto di fondo 1 dell'attuale democra~ia politica che è la « rappresentanza». Non crediamo ci sia studioso di questioni politiche, o persona discretamente informata di esse, che non sia in grado di individuare e comprendere i limiti del sistema raip1 presentativo ed i pericoli della trasformazione in sistema oligarchico che esso contiene: tuttavia ci p·are che il correttivo della « democraz;ia diretta » sia non tanto il classico rimedio peggio,re del male, bensì un rimedio del tutto improponibile in quanto irreald.zzabile. Quello che probabilmente gi1i ipercritici della democrazia non sanno, forse perché no1ì amano molto stu1 diare la storia, e che l'alternativa che essi propongono, e per raggiungere la quale sarebbero disposti anche a fare la rivoluzio11e, ben lungi dall'essere un fatto nuovo,, un originale tentativo di creare una nuova forma e nuove istituzioni politiche, è invece un fenomeno già storicamente esperito e, se si vuole, abbondantemente fahlito, anche quando esistevano le condizioni migliori affinché si realizzasse com,p1iutamente. Basterà pensare alle città-stato dell'antica Grecia o ai Comuni italiani del Medioevo per darsi ragione di quanto sia vecchio il sogno della democrazia diretta o delile assemblee popolari come strumento di governo: se queste istituziioni non so1 no riuscite a realizzarsi senza trasformarsi, come di fatto avvenne, in tirannie all'interno di quelle piccole comunità, non si capisce poi co,me potrebbero applicarsi a quei giganteschi agglomerati umani che sono gli Stati moderni, la cui organizzazione richiede sempre più organi di coordinamento generale, non solo dell'attività produttiva, ma anche della vita politi 1ca. Siccome crediamo che le fo,rme istituzio57 Bibliotecaginobianco

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