Rosellirta Balbi succ·esso il ric·atto militare .e atomico americano». Qui vi so·no due osservazioni da fare. In primo luogo•, ·c'-è ,da chiedersi fino a che punto i vietnamiti, per decisi e coraggiosi che siano, avrebbero potuto resistere agli americani, se alle loro spalle non ci fossero state, per l'a·ppunto, due grandi potenze, come l'Unione Sovietica e la Cina. In altri termini, se l'iniziativa autonoma rivoluzionaria di cui parla Libertini non dovesse co-incid·ere, per un qua'lisiasi motivo, con gli interessi di una delle grandi potenze, difficilmente i rivoluzionari ·potrebbero, contando unicamente sulle proprie fo·rze, pe:rvenire al successo. In secondo luogo, l'esperienza ,del Vietnam non può non avere insegnato qualche cosa; per cui è altamente improbabile che in futuro possano .determinarsi situazioni analoghe a qt1ella vietnamita, nel senso .che la strategia politica americana batterebbe, probabilmente, strade diverse. Quanto al mo1vi,mento studentesco, Libertini afferma ch·e « la grande ondata di lotta eh.e pervade l'area avanzata - da BerkeleJ, a Chicaigo, -da Parigi a Torino - ha una sua ragione diretta ne.Ila logica del capitale ». Ma noi sap,piamo che le cose no'n sono così semplici, perché !',ondata stt1dentesca non si limita affatto all'are·a capi 1talistica, ma investe un p,o' tutti i paesi, anche quelli ,dell'area « socialista », anche quelli del Terzo. Mondo. Il fattore comune alle agitazioni studentesche è costituito da1lla contestazione del prin-. cipio di auto,rità, il quale non è necessariame·nte legato al regime capitalistico. Ciò spiega perché il movimento studentesco sia acctlsato di sovversivismo in taluni ,paesi e di mire controrivoluzionarie (magari sioniste) in altri pa.esi; e ciò spiega anche perché nel mo-vimento studentesco possano convivere orientamenti ·per nulla o·mo-- genei, e perché il movimento stesso, che si definisce rivoluzionario, respinga poi la guida dei partiti politici e p·referisca richiamarsi a concezioni spo·ntaneistiche eh.e l'esperienza storica ha liquidato da molto tempo. Lo· stesso Lib·ertini ammette ,di non credere nello spontaneismo\ e .di non ritenere « che si possano •riesumare espe .. rienz·e che il movimento operaio ha conosciuto nella sua storia »; egli si dice p·ersuaso che il ruolo dei partiti operai è decisivo .e ironizza sul « pullulare di fantomati,che terze, quarte o quinte organizzazioni socialiste più o meno ' au tonarne ' (con1e se noi fossimo dipendenti) e dall'invenzione gratuita di personaggi ... ». In realtà, di 011ganizzazioni rivoluzio-narie « autonome » che operano all'ip.terno del movimento studentesco ce ne sono ben più di quattro o ci11.que: « l'Espresso » recentemente ha contato cinque filoni principali (anarchici, bordighiani, trozkisti, o•peraisti, marxisti-leninisti) 16 Bibiiotecaginobianco
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