Nord e Sud - anno XVI - n. 109 - gennaio 1969

Rosellina Balbi al reale, e pertanto indifferente, anzi o·ppo-sto, ad ogni sistematica di valori prefabbricati ». Certo, quella che Lan,dolfi d,efinisce la « ossificazione dogmatica » è da superare; ma altro è la ossificazione dogmati·ca, ed altro sono le idee-forza. Non mi se·mbra perciò che siia « banalmente intimidatoria» l'obiezione ·che un revisionismo il quale respingesse un sistema di valori per1nanenti, quale punto di riferimento p,er il suo stesso elaborarsi, si tra 1durrebbe inevitabilmente in uno· scadimento della tensione etico-politica. Su questo tema ebbi già tre anni or son-o - forse qualche l1 ettore se ne ricorderà -- una discussione con Fabrizio Onofri e Marco Cesarini; non ripeterò dunque le •cose che dissi allo:r,a, e mi limiterò a un'osservazione che a quel tempo non ero in grado di fare, perché non si era an1cora verificato il fenomeno della« contestazione » gio,vanile. Voglio dire ch,e alla ,radice dello scontento dei giovani ·c'è an·che - come del resto è stato osservato più volte - la constatazione del vuoto morale e ideale nel quale ci muo, 1iamo; la scelta tra vecchi miti ormai in disarmo• e il nuo·vo mito di una arida efficienza fine a se stessa, è una. scelta che i giovani rifiutano; e no·n è tutta ·colpa loro se, muovendo al1a ricerca di valori-guida, :finiscono talora col ritornare indietro di cento anni, rispolverando formulazioni concettuali che appartengono al p,erio,do del paleo-socialismo e sono ancora più ammuffite dei « feticci » e delle cristalljzzazioni ideologiche che essi respingono (lo spontaneismo, il potere assembleare e via discorrendo). * * * E qui il discorso si allaccia a quanto si è· ascoltato e a quanto si è visto nel recente Congresso del PSIUP. Dico subito che, se il P'SI sta pagando sul piano elettorale, politico ed anche organizzativo le conseguenze .del suo ritardo- culturale, le acque nelle quali naviga il P1 SIUP sono più agitate e so·prattutto più torbide; e la situazione e peggiorata dal fatto che i timo·nieri non sembran10 affatto sicu1ri della rotta da seguire. Chi ha assistito ai lavori •del Congresso ,di Napoli si è potuto rendere conto non solamente della disparità ,di po·sizio,ni all'interno del partito (qualcuno ne ha contate addirittura una dozzina) e della eterogeneità, -per così ,dire strutturale, del partito stesso; ma ha potuto toccare con mano le contraddizioni e le incoerenze all'interno delle singoie posizioni, e quindi la loro mancanza di credibilità. E questo è fo,rse ancora più grave di quanto no•n lo sia il fatto che nessuna di queste posizioni sembra in grado di prevalere sulle altre e quindi di poter ispirare una coe12 Bibiiotecaginobianco

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