Nord e Sud - anno XVI - n. 109 - gennaio 1969

I I pescatori del Delta padano menti (il cinema, il ballo, etc.) che la pesca invece raramente permette. Gli uo·mini non più giovani però si lasciano poco affascinare dal miraggio della città; capiscono che gli emigrati tornano d'estate perché queste visite ai parenti sono il modo più economico di trascorrere le vacanze (e li chiamano « martorei »: cioè martore). E per quanto si rendano conto che è vita grama quella del pescatore, finiscono per preferire quest'attività a qualsiasi altra che si svolga in ambienti chiusi, sotto il controllo costante del datore di lavoro: un lavoro insopportabile per chi è abituato a decidere da solo, giorno per giorno, dove quando e come eserciterà il suo mestiere. _ Manca negli uomini adulti l'esigenza di socializzazione pressante nei giov.ani, e che i giovani non riescono a risolvere nelle loro borgate, dove la vita associata ruota ancora intorno- alle tradizionali osterie. Nel 1899, al congresso interregionale di pesca e di acquicoltura tenuto a Venezia, David Levi Morenos diceva: « i pescatori di laguna ritornano a casa di frequente e, a seconda della pesca esercitata, rimango,no assenti una o più giornate, od al più qualche settimana; ma vivono a terra in modo che si deve dire sal1 tuario, ora di giorno e ora di notte, e quando ve ne so,no di una data arte, non ci sono quelli delle altre, o vi sono a ore diverse. Tale instabilità crea a questa classe di lavoratori una condizione di fatto straordinariamente diversa da quella nella quale si trovano i contadini e gli operai delle città. I lavoratori dei campi e quelli delle officine, per quanto in ambiente diverso, per quanto tenuti nel diuturno e notturno lavoro, conducono tuttavia vita civile nel senso letterale della parola: sono cioè cittadini di una città o· di u11 villaggio. I pescatori no... passano tre quarti della vita fuori del consorzio umano, e quando toccano· terra il raddobbo delle barche e delle reti, la vendita del pesce e l'osteria sono le sole occupazioni e distrazioni » 4 • Il Levi Moreno•s considerava indispensabile la creazione di una scuola, che non fosse né elementare né tecnica, ma veramente « scuola di pescatori », in cui i giovani si abituassero anche a maggiori contatti con i compagni. La creazione delle cooperative pescatori, into·rno al 1930, avrebbe potuto rappresentare una spinta alla vita associata, se le cooperative non si fossero sempre impegolate in problemi amministrativi e burocratici che hanno causato frequenti scissioni e ne hanno limitato la funzio,n·e sociale. Molto spesso ora i contatiti co,n le cooperative sono curati dalle donne. E i giovani si sentono soffocare in un ambiente che non offre alcuna possibilità di scelte. 4 D. LEVI MoRENos, Per l'istituzione della prima scuola italiana di pesca e acquicoltura, in « Atti del Congresso interregionale di Pesca e Acquicoltura », Venezia 1899 113 Bibi iòt~cag inobianco

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