.. I Recensioni quale ultimo avrebbe confutato se stesso in senso netta1nente conservatore, sotto l'incalzare degli avvenimenti francesi. L'inadeguatezza di un simile schema e la essenziale continuità fra i due mo1nenti della vita politica di Leopoldo è stata dimostrata da Wandruszka, che ha precisato l'influenza dell'esperienza toscana sulle scelte economiche ed an11ninistrative della politica imperiale. L'aspetto, essenziale della con,tinuità fra Leopoldo granduca e Leopoldo imperatore viene però ravvisata da Vvandruszka nel persistere degli ideali costituzionali, an,che negli ultimi anni di vjta del sovrano. In base alle sue convinzioni teoriche, ostili al dispotismo, Leo1 poldo, già assertore delle teorie contrattualistiche fondate su.Ila concezione dei diritti inalienabili dell'uomo e del sovrano come servitore del popolo, co1 ntinuò a valutare negativamente 1'a politica dispotica di Giuseppe II e il dispotismo in generale. E.gli si proponeva di eliminarne i danni mediante le promesse e le concessioni costituzionali ai Paesi Bassi, all'Ungheria e alla Galizia, proponendosi di modernizzare gli « Stati », di regolare ed estendere i compiti delle rappresentanze. Respingendo il ditit1so giudjzio che la Rivo,luzio1 ne francese avesse modificato l'orientamento di Leopoldo, Wandruszka mette in luce il giudizio non negativo del granduca sulle fasi iniziali della rivoluzio,ne, la sua ostilità verso gli emigranti, la scarsa volontà di intervenire contro, la Francia. Questa vocazione politica traspare, secondo l'analisi di Wa11druszka, dagli stessi documenti comunemente utilizzati per dimostrare il contrario, documenti pieni di limitazioni e di risen 1e: la circolare di Padova alle corti europee, la dichiarazione di Pillnitz. Viene inoltre n1essa in evidenza anche la presenza, nei servizi segreti di Pietro Leopoldo, di alcuni uomini che, successivamente implicati nelle cospirazioni col giacobinismo austriaco, affermera1nno il loro legaine ideale con la politica leopoldina. Mentre da tali ricerche appare dimostrata la continuità della politica riformatrice di Leopoldo in Toscana e in Austria e l'a1npio spazio che occupano in essa le prospettive costituzionali, non ci sembra peraltro da condividere l'eccessiva insistenza del Wandruszka sul lato moderno e liberale delle p•roposte costituzionali di Leopoldo per ]a Toscana. Il fatto che si possa accertare l'influenza su di esse della Rivoluzione americana, come ha confermato il Francovich, il fatto che esse fossero legate alla prospettiva di un'ampia liberalizzazione e trasformazione della legislazione scolastica, penale e militare, non può far dimenticare che nello stesso progetto definitivo non viene scalfito affatto il pieno potere esecutivo del sovrano e che assai limitati sono i poteri dell'Assemblea; che dorni,nante, sebbene in forme differenti, è il richiamo alla concezione degli « Stati », e non solo nella terminologia; che è presente una sorta· di accentuato paternaliis•mo del sovrano, incline a octroyer di p,ropria iniziativa, ma non, come dirà Leopoldo a proprosito della rivolta -dei Paesi Bassi, a concedere sotto la pressione popolare. Wandruszka non trascura questi elementi, ma forse li sottovaluta. Tutto ciò ci induce a pensare che i progetti costituzionali di Pietro Leopoldo costituiscano, più che l'avvio verso una monarchia costituzionale in senso liberale, il punto più avanzato a cui, senza rinunciare alle prerogative 107 ibiiotecagin_obianco
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