Francesco Farina Industriali stranieri a Napoli Quando si parla del ruolo che il capitale straniero svolse nell'economia italiana durante gli anni successivi all'Unità, ci si r_iferisce per lo più al dibattito, ancora aperto 1 fra gli storici, diretto· ad accertare se lo sviluppo iniziale della nostra industria fu dovuto in misura determinante all'apporto finanziario venuto dall'estero. Ben poca attenzione è stata invece dedicata dagli studiosi di storia economica al problema dell'influsso che il capitale straniero esercitò sullo svilup,po dell'econo1nia meridionale. L'iniziativa estera ebbe nel Mezzogiorno un carattere diverso cl1e al Nord, e non assunse mai quella forma di condizionamento del sistema economico che finì per pesare a lungo - come sostiene in primo luogo il Gerschenkro,n - sulla fase precedente al decollo dell'industria settentrionale. Nell'area napoletana s'insediarono, invece, in1prese straniere a conduzione familiare, tra le quali facevano spicco quelle metalmeccaniche. Pur nelle difficoltà ambientali in cui operavano, queste ebbero indubbio rilievo nel caratterizzare i primi stadi evolutivi dell'industria meridionale, costituendo per lungo tempo u.no dei nuclei più avanzati tra le iniziative locali. L'aver saputo collegare la vita precaria di tali aziende al problema dell'arretratezza economica del Mezzogiorno - ché proprio in quel periodo si andò approfondendo il solco fra le due parti d'Italia - costituisce il merito precipuo del recente saggio Iniziativa e capitale straniero nell'industria metalmeccanica del lvlezzogiorno 1840-1904 di Luigi De Rosa (Napoli 1968). L'autore ha saputo, infatti, rilevare e descrivere la particolare funzio,ne di entrainement che quelle imprese ebbero sull'economia napoletana. Se si è sempre potuto parlare, pur nel generale sottosviluppo del Sud, di un'area industriale di Napoli, ciò fu dovuto in buona parte anche a quegli imprenditori stranieri, in maggioranza inglesi, che vi lasciarono una tradizione industriale nelle varie fasi della lavorazione del ferro. Attività, questa, ancora oggi fra le più vitali della zona, occupando essa circa un quarto degli addetti all'industria nel Napoletano. De Rosa sviluppa un'analisi attenta e minuziosa sulla struttura produttiva e sull'organizzazione aziendale delle efficienti imprese dei tecnici stranieri, motivandola con una lunga serie di dati. Ciò presentava il rischio di limitare l'esame ad un'indagine settoriale priva di più vaste indicazioni. La profonda esperienza di studioso di cose economiche ha permesso, invece, a De Rosa di collocare nella giusta prospettiva storica la materia esaminata, inserendo cioè - come si è già detto - le vicende delle principali aziende metalmeccaniche napoletane nell'ambito dello sviluppo, non solo dell'intero settore nazionale, ma di tutta l'economia italiana. Partendo da tale impostazione del problema, l'autore, pur nella distaccata esposizion,e degli avvenimenti, si prefigge lo scopo di mettere in luce come la staticità dell'ambiente economico, all'interno e la miopia ,della politica economica governativa dall'esterno costituirono le due cause concomitanti che impedirono un più costante e rapido progresso della metalmeccanica nel Mezzogiorno, e come, di conse100 Bibiiotecaginobianco
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