Nord e Sud - anno XVI - n. 109 - gennaio 1969

... Marisa Càssola sono da intendere i versi di Rimbaud posti in testa al ro.manzo: « Elle est retrouvée. Quoi? L'éternité ». È proprio in queste pagi,ne che il lib,ro raggiunge le sue note migliori, mentre l'avvio del racconto e l'ultima p·arte, quella 1 che narra il ritorno a casa di Edgardo Limentani e la preparazione del suicidio, soffro.no1 di qualche indugio e di un'eccessiva min,t1ziosità nella descrizione. Ma se l1 e riserve avanzate dalla critica a proposito di questo squilibrio ci sembrano giustificate, non riuscia1no invece a condividere il giudizio di chi ha considerato la conversione del personaggio poco plausibile dal punto di vista p,sicologico. Ci sembra infatti che Bassani, imp,lacabile nel denunciare lo squallore del suo personaggio, sia riuscito a lasciare intatta, nella parte più remo·ta della sua coscienza, una tormentosa invidia per « gli altri » ( « com'erano tranquilli e beati, gli altri, tutti gli altri. Com'erano bravi a godersi la vita! » ). È p,rop•rio una forma di nostalgia per la vitalità perduta che spinge Edgardo ad 01sservare con curiosità, attraverso una finestra, gli otto paesani che giocano a carte, come assorti in una irraggiungibile felicità ( « gli pareva di trovarsi davanti ad un quadro in cornioe. Impossibile entrarci 1dentro. Non c'era posto, spazio sufficiente » ). Edgardo Limentani non è dunque un mediocre che si trasfo,rma inesplicabilmente in un eroe da letteratura romantica; è un perisonaggio ambiguo, che fin dall'inizio• è stato vittima di una sorta di sdoppiamento. da un lato inerte di fronte alla realtà, dall'al,tro cosciente della sua passività ed anelante ad uscirne. P·ur preda della nausea, egli ha continuato a dibattere entro di sé i temi eterni dell'esistenza, quello della verità e quello dell'amo,re; ed è proprio per recuperare certi valori perduti che si appresta ad infrangere la lastra di cris,tallo e a porsi « al di là », fra le cose « immutabili, e quindi eterne ». E neppure ci sembra giusto rimproverare a Bassani di aver inserito il nuovo romanzo nello stesso ciclo, narrativo delle Storie ferraresi, immergendo il tema de L'airone, così emblematico e cos1 < fuori dei luoghi e dei tempi» in un'area geografica troppo precisa e realisticamente descritta. In effetti, se lo scrittore ritorna con fedeltà al mondo provinciale dei p·rimi raccon,ti, questo avviene perché di nessun ambiente gli è altrettanto noto il paesaggio umano e naturale, al punto da poterne intonare ogni vibr.azio1 ne ad un particolare stato d'animo. Questa volta gli aspetti grigi e nebbiosi del Delta padano si prestano a rap·presentare con simbolica evide112a il clima di opaca tristezza che avvolge il. protagonista; e da questa fusione fra persoinaggio ed ambiente nascono eccellenti pagine di atmosfera, come quelle che descrivono la caccia sulle foci del Po nella rigida giornata invernale, dinanzi all'argentea distesa delle acque, che il passaggio del vento fa vibrare di barbagli e di fre-- miti improvvisi. Se d'altronde Bassani ha messo da parte il tema epico 1 della lotta antifascista e della persecuzione razziale, all'insegna del quale si era maturata la sua vena di scrittore, l'ha degnamente sostituito con lo scavo di un caso umano di portata non solitanto indivi,duale, anzi per altri versi legato alla condizione dell'uomo moderno: ci sembra dunque che resti ampia materia 98 - Bibiiotecaginobianco

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