Nord e Sud - anno XVI - n. 109 - gennaio 1969

I Recensioni viare un dia.logo con i suoi conta,dini, egli ha concesso un nuovo patto colonico non per intima convinzione, ma perché sopraffatto dal terrore del comunismo che dilaga nelle campagne. Anche nella vita privata egli è vittima di un'apatia paralizzante: il suo matrimonio, ridotto a semplice convivenza formale, si trascina nella stanchezza e nell'ansia; la sua unica figlia gli è estranea, se non addirittura indifferente. Benché israelita e sotto il fascismo perseguitato razziale, non esita, durante la giornata di caccia, a chiedere o•spitalità a Bellagamba, un ex-caporale della milizia fascista che possiede una locancCla,e ad accettarne la servile complicità, dimostrando così di aver perduto, oltre alla misura dell'amore, anche quella dell'odio. Persino hl suo corpo non ha più reazioni normali: il suo d~sgusto per il cibo, la digestione difficile, la ripugnanza ch'egli prova di fronte. ad ogni possibile rapporto d'amore sono particolari che il,luminano su un male dello spirito che si riflette, coime in uno specchio, nel corpo pigro ed inerte. L'unica cosa viva in Edgardo è la coscienza di se stesso, dell'opacità in cui è caduto, quel suo continuo guardare, misurare gli oggetti con meraviglia, quasi per carpire il segreto significato della loro esiistenza. Dopo aver calato il protagonista in questa atmosfera di grigiore, Bassani fa convergere la narrazione, dapprima lenta ed opaca, verso, due scene centrali, nelle quali scatta finalmente, per il suo squallido eroe, l'o·ra della verità. La prima è quella che descrive la battuta di caccia in palude: qui, nascosto nella botte, Edgardo spia il passaggio della preda, ma, avvolto dalla solita inerzia, non riesce a sparare un sol colpo: è Gavino, il giovane che gli fa da guida, a riempire il carniere di selvaggina; la p·reda più singolare è un airo1 ne, che Limentani, non senza una ·punta di rimorso, ha visto cadere, colpito ad un'ala, per poi sfibrar,si in un ultimo vano tentativo di fuga. ( « Se a pensare di sp,arargli non gli fosse sembrato, a lui, di star sparando in un certo senso a se stesso, gli avrebbe tirato immediatamente. E così, se no.n altro, sarebbe stata finita » ). Per la prima volta la 1norte appare ad Edgardo co,me una soluzione liberatrice, così da stabilire fra lui e l'airone, ormai abbattuto, un rap ... porto di identità; e l'immed 1 esimazione si fa ancora piì1 scoperta nell'altra scena-chiave della vicenda, ambientata nel paese di Codigoro. Qui Limentani, aggirandosi senza meta per le strade del centro, si imbatte nel negozio di un imbalsamatore, e guarda affascinato la vetrina, dove fanno bella mostra di sé uccelli e scoiattoli impagliati, ma « più vivi che se fossero vivi ». In questo momento egli ha una percezione di lucida consapevolezza, che sembra rivelargli un « tesoro immenso e inesauribile»: la perfezione si annida nel vuoto assoluto, è al di là dell'esistenza, ir1 una i,mmobilità che si esibisce all'attenzione dello spettatore non solo come non-essere, come assenza di dolore, ma anche come bellezza. Fra poco anche Edgardo rinuncerà a quella specie di delirio che lo ha accom-pagnato per tutta la giornata, a quella vuota girandola di gesti senza scopo che caratterizza la sua esistenza, per tirarsi un colpo di fucile, lo stesso fucile che ha ucciso l'airone: la calma perfetta della morte gli ap,pare come un estremo rifugio, perché assicura l'unica forma di eternità possibi1le a chi non possiede una fede. In questo senso 97 Bibiiotecaginobianeo

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