Nord e Sud - anno XV - n. 98 - febbraio 1968

.. Le idee del tempo dono dei 1niti ». E, co11 una esemplificazione e uno svolgimento perfettamente pertinenti, aggiungeva: « Non importa che la nostra epo·ca sia un.'epoca filosofica nel senso tecnico del ter1nine. Non tutte le epoche hanno gli stessi compiti, e il nostro non è forse di rifare, imitando, quel che fu fatto sotto lo « stress » del pericolo della disumanizzazione, rappresentato dal fascismo. Non importa neppure che noi riaffermiamo principi generali che, nella loro riaffermazione, sarebbero ap·punto miti e non principi. Ma importa che no11 lasciamo invadere il primo piano da falsi problemi: in politica da esclusivi problemi di schieramento o anche. di piano, e non di energia e di rif orn1a, di leggi da emendare,· di categorie e persone con nomi e cognomi da richiamare entro l'ambito della politica costituzionale; in storia da inventari o da bilanci. Il positivismo può aver avuto le sue virtù, e no·n dimentichiamo· che gli dobbiamo le inchieste agrarie, i Franchetti e .Sonn.ino e altre cose belle; nia non è stata una grande epoca del pensiero e non vogliamo ripeterla ». Era, e rimane, itn discorso non ortodosso, ossia non perfettamente in linea con l'opinione prevale11te in vaste zo1 ne della cultura italiana di oggi, nella quale l'indulgenza per tutto· ciò che Garosci denunciava come assenza di grandi novità intellettuali e di autentica spinta eticopolitica, come traboccare progressivo e dan11oso della politica in amministrazione, della grande cultura in tecnicismo, si è andata facendo, semmai, più evidente e più anipia. E anche la previsione di Garosci che in qt-testo assopimento della ragio11eniaturi il pericolo di una nuova app_arizione dei « mostri » mitico-ideologici del passato, perché « il fideismo, un ficleismo per ora inattivo, sonnecchia all'ombra dei miti apparentemente abbandonati »; anche questa previsione sembra, purtroppo, ricevere più conferme che s1nentite dal corso degli eventi: che cosa è il dilagare del senso corporativistico dei pro·blemi, se non un rifugio 11ella mitologia del « partici,lare »? che cosa è la diffusione, secondo ogni apparenza crescente, delle sinzpatie cinesi e castriste nei giovani intellettuali e in vari an1bienti operai e rurali? Il mito di San Marino non ha una portata pari all'ampiezza dei problemi che Garosci sollevava nel suo articolo del 1965. Le dimensioni del 1nito sanmarinese non sono quelle del mito di Venezia come modello di buongoverno e di stabilità rzel secolo XVII, o quelle del mito dell'Inghilterra come mo·dello e asilo delle libertà moderne nel secoloXIX; e tanto meno sono le dimensioni del mito degli Stati Uniti come paese fausto al lavoro e alla ricchezza nella coscienza delle grandi niasse europee che alimentaro,:io le ·grandi- migrazioni transatlantiche, 1 o le dimensioni del mito della Russia sovietica come « paradiso dei lavo.ratori » in altre grandi masse popolari nel nostro seco.Zo,.Le dimen71 B-ib·liotecaginobianco

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