, Giornale a più. voci cli aver raggiunto il loro obiettivo. Invece da Palazzo San Giaco·mo pertì la controffensiva: la questione del Macello non era, più, infatti, una questione tecnica o d'igiene, ma sostanzialmente politica e l'Amministrazione di centrosinistra ci si sentì impeg.nata (anche se, forse, non unanimemente) come su una delle sue linee programmatiche più qualificanti. Vennero avviati lavori di restauro e di potenziamento che, con la delibera del giugno '67, impegnarono il -Comune in una spesa di oltre 170 milioni. l#a struttura fisica del Macello è venuta così riacquistando progressivamente, da allora, un aspetto più civile e conforme all'attività che vi si svolge. Nell'ottobre del '66 l'assessore Capozzi era in grado, alla Sala dei Baroni, rispondendo ad un ordine del giorno comunista e ad altre interrogazioni, di fornire notizie rassicuranti. Egli non poté fare a meno, tuttavia, di precisare quanto difficile fosse stato avviare il risanamento dei mercati « ove più tumultuosa si svolge l'azione mercantile e quindi più interessata e più speculativa ne è la conseguenza » e dove impera ancora la mafia « spesso protetta in ambienti che ostacolano l'azione moralizzatrice». Dopo aver ricordato che le vicende del Macello comunale avevano richiamato anche l'attenzione delle autorità giudiziarie, Capozzi affermò: « L'Amministrazione di centro-sinistra non ancora è riuscita a riportare alla normalità il funzionamento dello stabilimento comunale per gravi difficoltà incontrate nel settore distributivo delle carni e per gli ostacoli oltremodo pretestuosi, frapposti dalla Cooperativa esercenti macellai, promotrice del mercato delle carni ». Non si esitò infatti ad adire tutte le « vie politiche e legislative » pur di neutralizzare i provvedimenti -del Comune; « lo stesso presidente della CEM - affermò l'assessore socialista - non si fece scrupolo di denunziare al ministero della Sanità l'antigienicità del Macello provocando una ispezione da parte dell'Ispettorato generale della Sanìtà e giungendo a chiedere formalmente al sindaco che la CEM fosse abilitata a svolgere la propria attività senza subire danni da una concorrenza comunale inutile e dannosa ». Ma è proprio da questo attacco, come abbiamo detto, che è scaturito il piano di provvedimenti destinato a garantire il totale esercizio dello stabilimento e a ridare fiducia alle maestranze, agli operatori comm~rciali, alla cittadinanza. Tale piano, che proiettava all'esterno la volontà -politica della Giunta di determinare una sostanziale inversione di tendenza in uno dei più importanti settori annonari, eb·be almeno due immediate, significative conseguenze: servì, innanzi tutto, a scongiurare la defmitiva chiusura del Macello, che sarebb,e stata conseguente alla dichiarazione della sua inagibilità, e provocò, all'interno della Commissione del Mercato delle carni, le dimissioni del consigliere com.unale Vincenzo Cito che era stato designato a farne parte nonostante l'incompatibilità derivante dalla sua qualità di presidente dell'Unaem (Unione napoletana esercenti macellai) prima e, successivamente, della Cem (Cooperativa esercenti macellai): due associazioni che hanno agito al limite della lega1lità e con fini dichiaratamente concorrenziali verso 1 il Macello comunale. Il regolare funzionamento della Commissione di mercato, infatti, doveva 65 B-ibiiotecaginobianeo .
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