Nord e Sud - anno XV - n. 98 - febbraio 1968

I Giuseppe Sacco di rottura, perché essa possa co.ntribuire a trasformare - come ha detto Manlio Rossi D·oria - « il quadro culturale locale, quello dello studioso isolato», sembra cioè indispensabile un certo grado di isolamento dall'ambiente universitario locale. Proprio perché la nascente e ancor fragilissima comunità napoletana degli scienziati aperti sul futuro e consapevoli di dover abb·andonare l'orgoglioso isolamento dei « baroni della cattedra» •deve essere protetta dal contagio di un ambiente in cui tale orgoglioso isolamento maschera molto spesso inerzia scientifica e culturale. A questo proposito un'ulteriore delusione ci è venuta pro,prio dagli uo1nini e dai giornali che si vogliono rivoluzionari e progressisti: da giornali come « L'Unità» e come « Rinascita», da professori d'università che magari assumono posizioni di « sinistra » sui grandi prob 1 lemi intern.azionali, ma che sono immancabilmente « a ·destra» nella b·attaglia universitaria, là dove cioè il loro peso è notevole, se non determinante, come nella battagli 1 a attorno. all'area della ricerca; in questo caso, difatti, la loro posizione sostanzialmente con·servatrice è molto mal mascherata dall'apparente massim·alismo di chi « considera l'area della ricerca come un nuovo fattore di crisi dell'Università, una risposta moderna, m·a distorta in· senso tecnicistico ed autoritario ai problem1 del rinnovamento culturale e scientifico e della trasformaz.ione sociale», e non inten·de quin·di « estraniarsi dal tessuto culturale napoletano ». Come se n·on si sapes~e che tale tessuto è quello che è, vecchio, e anche corrotto. Come se non si sapesse cl1e l'autono•n1ia che si chiede per l'area della ricerca non è intesa a .impedire il rinnovamento del mondo· universitario, ma a proteggere i deboli e iniziali stimoli rinnovatori dal soffocamento da parte delle forze conservatrici incarnate nei « baroni della cattedra». Purtroppo, però, l'essenziale esigenza dell'autonomia, da tutti i punti di vista, nei confronti •degli ambienti universitari tradizionali, sembra, per l'area della ricerca di Napoli, correre seri pericoli. Man m·ano che l'idea prendeva corpo, .e soprattutto •a partire dal momento in cui essa è stata fatta propria dal Ministro della Ricerca, on. Rubinacci, l'ostilità mal celata degli ambienti universitari si è convertita in un interesse sempre crescent.e, e in un'evidente aspirazione all'inserimento. Si è avuto così quello che gli americani chiamano un bandwagon effect, in seguito al quale .i laboratori da includere nell'area si sono moltiplicati, ogni istituto universitario aspirando a crearsi una dependance nell'area della ricerca. Quest'ultima- verrebbe così ad assumere, ri., spetto all'Università, una funzione analoga a quella tenuta dai padiglioni pseudo-orientali rispetto• ai luss11osi hotels particuliers del secolo scorso. L'effetto di bandwagon è stato, anzi, così forte e continuo che, in occasione della cerimonia ufficiale di firma del contratto tra Mostra e CNR, il Ministro della Ricerca ha annunciato la creazione nell'area del1 la ricerca di un laboratorio il cui nome non figura fra quelli elencati nel testo del discorso distribuito ai giornalisti. La ragione ·di questa discrepanza, che pochi hanno rilevato, era dovuta semplicemente al fatto che la creazione del nuovo laboratorio era stata decisa all'ultimo momento, con quant~. ponderazione è 58 Bibliotecaginobia17co

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