Giuseppe Sacco Università e '' area della_ ricerca,, I pro-blen1i relativi alla creazione dell'area napoletana della ricerca non si sono esauriti' con la cessione in affitto di alcuni ettari della Mostra d'Oltremaré al CNR. È questa una verità eh-e bisogna proclamare e non stancarsi di ripetere, perché la positiva tensione che s'era manifestata, circa un anno fa, nelI1opinione pubblica cittadina, in difesà degli esistenti centri di ricerca s'è invece allentata, nella convi11zione che i problemi siano ormai risolti e che non solo l'area della ricerca si farà, ma che da ess·a potrà addirittura partire la « riscossa tecno1ogica » di Nap·oli. Un primo gruppo dei problemi che sopravvivono alla molto ufficiale cerimonia della cessio-ne in affitto di cui si diceva, presieduta da,ll'on. Rubinacci, trova le sue origini nelle caratteristiche stesse dell'area ceduta in affitto dall'Ente Mostra al CNR. Si tratta di meno di otto ettari, sui quali è già previsto che vadano ad installarsi sei !ab-oratori (senza tener conto del laboratorio sui fenomeni della comb-ustione che occuperà la sede che è oggJ del LIGB). Ciò significa che la disponibilità di spazio media per ciascun laboratorio sarà inferiore a _quella di cui attu·almente dispone un laboratorio come il LIGB (Laboratorio Internazionale di Genetica e Biofisica), i cui problemi di sp,azio avevano fatto p-ensare ad un trasferimento in u·n'altra città ed avevano determinato l'iniziativa che è poi all'origine della creazione dell'area d.ella ricerca. Le ragioni di tale iniziativa non devono, infatti, essere dimenticate. P·roprio nel momento in cui la battaglia per l'area della ricerca giunge ad un primo risultato (l'acquisizione ventennale dell'area da parte del CNR) è p,iù che mai indispensabile non perdere di vista per quali motivi e per quali esigenze l'iniziativa nacque. I tre scienziati cui l'iniziativa è dovuta, i pro'ff. Buzzati Traverso, Caianiello e Liquori, avevano originariamente richiesto all'Ente Mostra la cessione di un'area di otto ettari, nella quale avrebbero dovuto trovar posto soltanto t~e laboratori, trop-po allo stretto nei padiglioni da essi attualmente occupati; il LIGB, il laboratorio di ·Cibernetica: e il laboratorio di Chimica delle Macromolecole di interesse biologico (che avrebbe dovuto assumere configurazione_ autonoma rispetto all'Istituto di Chimica-Fisica della Università, ·dal quale aveva avuto origine, grazie ad un finanziam.ento del CNR). Almeno per quel che riguarda le esigenze del LIGB, non si può dunque dire che il trasferimento nella nuova sede risponda,· dal punto di vista dello spazio, a quelle che - nelle valutazioni formulate dai ricercatori all'inizio della vicenda - sono le necessità. Certo, un miglioramento obbiettivo ci sarà, in quanto, anche se la superficie a disposizione del LIGB rimarrà inalterata, essa sarà più razionalmente utilizzata e, quando alle provvisorie baracche di tipo militare sarà sostituita una regolare costruz-i~ne, le condizioni di lavoro saranno indubbiamente più gradevoli. Ma questo migliorame11to non sarà certo nella misura in cui i ricercatori del LIGB avevano.ritenuto in56 Bibliotecaginobianco
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