Giovanni Cervigni tate dimensioni in settori in via di promettente sviluppo·»; e che ha· interessato i settori più disparati, da· quello del piombo e zinco a quello dei cavi elettrici, dal vetro agli elettrodi di grafite, e, ancora, gli elicotteri e il pio·mbo tetraetile e i concimi chimici. · « Ogni qual volta », insomma, « si profili un rischio per qualcuna delle situazioni del Centro-Nord, è la sollevazione generale, non esclusa quella dei parlamentari»: una sollevazione oltrett1t.to ottusa, in qt1anto· dimentica del fatto che « il Mezzogiorno subisce un'altra concorrenza, ·dovuta al diffonder.si nell'area del MEC di incentivi e agevolazioni che, anche quando non sono al livello di quelle disponibili nel Mezzogiorno, riveston·o una particolare capacità d'attrazione in funzione dell'ambiente più progredito e industrialmente qualificato», per cui « il distogliere iniziative dal Sud no,n significa eliminare il problema della concorrenza diretta, ma soltanto spostarlo, e forse aggravarlo, con lo svantaggio che l'Italia (Nord e St1d) non ha piì1 nulla da guadagnare». Ma la responsabilità della classe politica non si limita alla partecipazione alla « sollevazion,e generale »; essa riguarda anche le « misure generali di sostegno fomite c~rrentemente alle varie produzioni sotto forma di finanziamento a vario titolo, di rimborsi e della indiscriminata creazione di infrastrqtture generali che, a quanto si può dedurre dalle .proposte effettuate in varie sedi locali, tendereb-bero a modificare radicalmente la conform·azione geografica e l'ambiente delle zone più progredite del paese con costi insoste~ nibili per l'intera comunità nazionale e con la prospettiva d'una crescita delle zone stesse, non corrispondente fra l'altro alle disponibilità di manodopera ». Tali misure rappresentano un « contrappeso» tanto alla p:olitica degli incentivi quanto a « tutti gli altri interventi che tendono ad allargare i termini di convenienza all'investimento nelle regioni meridionali ». D'altra parte il ricorso a misure del genere è da far risalire, solidalmente, a parlamentari ed uomini di governo. Sono i temi, questi, ·della Relazione previsionale e programm.atica per il Mezzogiorno, di cui ci siamo occupati nel dicembre scorso, e ripresi questa volta con maggior forza. Ora, se il problema è quello di riportare il nostro sisten1a economico « a co1 ndizioni di pien·a concorrenzialità interna, non soltanto rinnovando le strutture monopolistiche, ma anche non consentendo cl1e altre vengano create e allargando 1~ cap:acità di ingresso di nuovi operatori», intervenendo quindi a monte e non solo a valle d'una politica di sviluppo, è difficile non ritenere p-oco più d'una fuga in avanti la taumaturgica attesa che in questi mesi si sta suscitando intorno alla cosiddetta « contrattazione » o, per dirla con le parole del Ministro per il Mezzogiorno, « affidarsi ·alla possibile e volontaria adesione di determinate parti sociali e , di singoli gruppi alle direttive generali ·del programma nazionale, o a specifici obiettivi che possono essere fissati in sede politica». Anzi, Pastore ha rilevato che la negoziazione « di determinati interventi non copre, né potrebbe coprire, l'imponente serie di bisogni che riscontriamo nelle regioni meridionali ». 54 Bibliotecaginobia17co
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