I L'Europa e.le sue «.porte d'oro» giovinezza venendo adibite a crociere turistiche. Sulle rotte brevi e medie, le navi-traghetto sembrano destinate a soppiantare co1 mpletamerite le unità tradizion·ali che ancora resistono: il criterio che s'impone su queste percorrenze è di gettare un « ponte » marittimo tra un itinerario stradale e l'altro. La rapida trasformazio-ne d·elle tecnologie e delle caratteristiche dimensionali del trasporto marittimo delle merci e delle perso-ne, pone ai porti una nutrita serie di problemi, i quali, sia pure per comodità di sintesi, possono essere ricondotti in tre grandi categorie: problemi di fondali, di spazio e di velocità. L'esigenza di fondali mediamente più pro.fondi di quelli che oggi si hanno nella maggioranza degli scali nasce dall'aumento del tonnellaggio unitario del naviglio. Si discute, al riguardo, se non vada scoraggiata da organismi nazionali e internazionali la corsa al gigantismo in cui si sono impegnati gli armatori, dato che il risparmio sui costi d'esercizio di cui questi ultimi vengono a fruire avrà come corrispettivo alti costi per l'approfondimento dei fo•ndali a carico delle autorità preposte alle opere marittime e, alle lunghe, porterà anche una riduzio.ne di lavo·ro e forti immobilizzi di capitali per i cantieri navali 10 • Senza contare, poi, la questione della sicurezza : il naufragio d'una superpetroliera può arrecare· danni incommensurabili per inquinamento delle acque (se ne sono avuti ·esempi recenti). Infine, alcuni tratti di mare, che sono passaggi obbligati delle rotte verso grandi porti, presentano situazioni particolari: è stato rilevato a questo proposito 11 che lungo le rotte che attraversano il Canale della Manica, e in particolare nella parte sud-orientale del .rvlar del Nord, esistono banchi di sabbia vaganti ed altri bassifondi localizzati, a causa dei quali la navigazione di unità oltre le 165 mila tonn. è sconsigliabile; sicché, attrézzare i porti raggiungibili attraverso tali rotte, per porli in grado di accogliere supertanks oltre le 200 mila tonn. (sarebbe il -caso di Rotterdam), potrebbe rivelarsi un nonsenso. Già si intravedo-no, però, soluzioni tali da non frenare le tendenze al gigantismo (che, se giova agli armatori, giova anche allo sviluppo industriale in senso· lato) e da evitare, insieme, spese ecce~sive alle amministrazioni dei porti e delle opere marittime : si pensa, infatti, alla realizzazione di « avamporti » o << porti-rac_chetta » in punti di costa dotati di alti fondali, ai quali o·rmeggiare le superpetroliere. Qui le grandi unità cederebbero il carico a naviglio di minori 10 FRANCO SPINELLI, Crisi': di crescenza,· ;ne « La ·Rivista· del Porto di , Napoli», n. 4, 1966. , · 11 Cfr. -la « Nota sui porti» del rn,inistro olandese dell'E·conomia (L'Aia, luglio 1966) citata dalla « Relazione sulla politica comune dei trasporti portuali», cit. 33 Biblioteca·ginobia_nco
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