Nord e Sud - anno XV - n. 98 - febbraio 1968

Massimo Annesi strare quali sarebbero le consegu-enze connesse alla realizzazione della nuova struttura che viene proposta p.er l'intervento pubblico nel Mezzo- . giorno. Volendo dare un giudizio globale, si può affermare che le proposte di nuovi strumenti e di rinnovate modalità dell'azione meridionalista, da rico-ndurre tutte nel quadro del Programma e del CIP·E, appaiono frutto di una concezione mitica della programmazione. Esse, fra l'altro, dànno per scontate due circostanze che, lungi dall'essere pacifiche, sono, alla luce dell'esperienza passata e recente, pienamente contestabili: a) che nel nostro paese, in un sistema di economia mista, la politica di piano e le strutture dei pubblici poteri siano in grado di resistere, o, quanto meno, di co·ntenere i gruppi di pressione delle regioni più progredite, nella costante ed efficace azione svolta ad assicurare sempre più massicci interventi pubblici nelle zone in cui detti gruppi agiscono o· di cui sono espressione; b) che le struJture della pubblica amministrazione abbiano raggiunto, nel volgere di poco· tempo, qt1elle condizioni di efficienza organizzativa e di mentalità moderna che rendano• inutile una organizzazjone ad hoc per l'intervento straordin~rio nel M.ezzo·giorno, così come venne concepito dal legislatore degli anni '50 e come è stato successiva-· mente integrato ed articolato. Non essendo validi, neppure sotto il profilo tendenziale, questi due prest1pposti, è chiaro che la fine dell'intervento straordinario - così come è stata esplicitamente teorizzata - verr~bbe a rappresentare sul piano dell'azione meridionalista, un notevole arretramento rispetto alle posizioni oggi faticosamente raggiunte che, se non possono considerarsi pienamente soddisfacenti, costituiscono indubbiamente una condizione indispensabile per un coordinato e razionale i11tervento pubblico. Abbandonare il criterio dell'intervento straordinario per riporre ogni speranza negli organi di programmazione, sigi1ifica, come già abbiamo detto, prescindere qalla realtà effettuale e co·mpiere un atto di fede in un mito. ~ non è difficile anticipare che, nella specie, al mito verrebb·e ad aggiungersi il paradosso, rappresentato - nel caso di esten-· sione delle competenze territoriali della « ·cassa » al resto del paese - dalla sua trasformazione in organismo portato ad occuparsi, prevalentemente, della sistemazione del territorio delle regioni più progredite e ad assumere, malgrado ogni contraria volontà politica, il ruolo di una « Cassa per il Settentrione ». MASSIMO ANNESI 24 Bibliotecaginobianco

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