Nord e Sud - anno XV - n. 98 - febbraio 1968

Miti e paradossi della programmazione: la « Cassa per il Settentrione»? tutto anacronistica rispetto ai compiti cui tali Enti dovrebbero assolvere. Tant~ più che la natura di consorzi amministrativi comporta, per essi, la sottoposizione ad una vigilanza e tutela che, se non trova più ragion d'essere, almeno nelle forme attuali, per gli Enti locali, si po·ne come o,stacolo insormontabile all'assolvimento di funzioni imprenditoriali. Che, poi, la soluzione del problema della funzionalità dei Consorzi possa essere trovata nella prospettata costituzione di società a partecipazione mista tra la Cassa e i Consorzi, che la « Relazione previsionale e programmatica per il 1967 » dava senz'altro come scontata (pur s~nzH indicare come a ciò si sarebbe potuti arrivare sulla base dell'attuale legislazione) è opinione quanto meno discutibile, sulla quale non sembra peraltro che sia il caso di soffermarsi in questa occasione: di fronte alla rilevanza dei problemi prospettati, questo dei Consorzi assume indubbiamente un carattere che può considerarsi secondario. Per quel che riguarda gli altri organismi (lasciando momentaneamente in disparte la Cassa, per la quale il discorso è più complesso) francamente non si vede come si possa parlare di una loro accertata inadeguatezza alla politica di programmazione. Che l'attività svolta nel Mezzogiorno dalle Società finanziarie pubbliche (e non solo dalla SO. 1-4'1S., per la quale si dovrebbe aprire un discorso del tutto particolare), dalle imprese pubbliche e dagli Istituti di finanziamento, non possa provocare, responsabilmente, una incondizionata approvazione, è affermazione sin troppo ovvia. Ma le insufficienze e, se si vuole, gli errori di qµesti organismi non possono certo portare ad affermare la necessità o l'opportunità della loro soppressione. Sembrerebbe comunque più appropriato, parlare, invece che di accertata inadeguatezza, di carenza di un indirizzo univoco, di scelte coerenti, di consapevolezza di O•biettivi. Ma questa carenza non è certo imputabile solo agli organismi operativi: essa deve attribuirsi - e con ciò veniamo all'esame della validità della seconda premessa - proprio agli organi della programmazione economica nazio,nale: non possono, infatti, considerarsi come linea di una politica di intervento per il Mezzogiorno le ge·neriche affermazioni (sia per quanto concerne gli obiettivi, che per quanto concerne le modalità di azione dei pubblici poteri) contenute nel « Programma », e, meno ancora, le indicazioni ancora più generiche, contenute nelle « Relazioni previsionali e programmatiche » per il 1967 e il 1968. Non sem- . bra, quindi. che abbia molto senso parlare di mancanza di unitarietà della politica economica per i~ Mezzogiorno in una situazione di accer1 tata inesistenza di una vera politica programmata per lo sviluppo delle regioni meridionali. 15 Biblio •ecaginobianco

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