Nord e Sud - anno XV - n. 98 - febbraio 1968

lv1assimo Annesi 7. Quali che siano le ragioni che hanno suggerito la scissione temporale dei problemi della politica meridionalista, non sembra, comunque, che si possa contestare l'esigenza - già: sottolineata - che il « nuovo corso », con l'eventuale soppressione dell'ordinamento dell'intervento straordinario, sempre che sia ritenuto· una soluzione di obiettivo interesse per il Mezzogiorno, venga attuato t1nitariamente, evitando dannose soluzioni di continuità. È ben vero che soddisfare questa esigenza di concettuale e funzionale « solidarietà » significa rinunciare alla « occasione » della delega concessa dalla legge n. 48, cui già si è fatto cenno. Ma è anche vero che innovazio11i così radicali non possono essere attuate surrettiziamente, richiedendo, al co-ntrario, un lungo ed approfondito dibattito, che consenta a tutti gli ambienti politici di rendersi consapevoli dei termini reali del problema e di poter assumere le conseguenti responsabilità. E quindi, qualora nel merito fossero conllivise dalla maggioranza, esse dovrebbero necessariamente essere introdotte attraverso leggi formali, discusse e votate dal Parlamento·. La imminente scadenza (marzo 1968) della delega, non deve perciò costituire motivo per attuare riforme parziali che sarebbero dannose anche nell'ipotesi in cui il contesto di cui fanno parte do-vesse essere ritenuto come la so-luzione idonea per il ·raggiungimento degli obiettivi di politica meridionalistica. I 8. Passando ad t1n esame di inerito della nuova concezione della politica meridionalistica, sembra 11ecessario, anzitutto, accertare la vaUdità delle premesse da cui si fanno discendere le soluzioni proposte. Tali premesse, come già si è accennato, attengono a questioni di natura diversa, che possono così sintetizzarsi: a) inadeguatezza, strutturale e/o funzionale, degli attuali strumenti di intervento ai fini dell'industrializzazione (Co11sorzi di sviluppo industriale; Cassa per il Mezzogiorno; Istituti di finanziamento; Società finanziarie; imprese pubbliche); b) impossibilità di una politica di programmazione economica unitaria, determir1ata dall'esistenza del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno; e) incapacità della « Cassa » ad assolvere funzioni di ente di gestione degli interventi infrastrutturali per il Mezzogiorno. O.rbene, ad un esame obiettivo, non sembra che tali premesse critiche trovino sostanziale co-nferma nell'esperienza di questi ultimi anni. A guardar bene, di tutti gli strumenti indicati, solo per i Consorzi industriali si pone un problema di rifor1na strutturale: la loro attuale natura di consorzi amministrativi si è indubbiamente manife.stata del 14 Bibliotecaginobianco

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