Nord e Sud - anno XV - n. 98 - febbraio 1968

Tarcisio Amato più, perché di spirito l'Italia è. finalmente una. Per la prima volta, per la prima volta da che l'Italia è sotto i cieli e nelle acque del mare, tutti i figli di sua umile terra, tutti i contadini delle varie così differenti regioni sanno, sia pur inconsciamente, di combattere per una patria comune che ha nome Italia ... Vi par poco? Non fu così, no, a Custoza, neppure così ad Adua ... » (Pagine e ricordi parlamentari, Firenze 1927, vol. II, pag. 59). Dovrà venire qualche anno dopo lo spave-11toso dramma di Caporetto per ripro·porre angosciosi dubbi e suscitare incubi ibseniani negli esponenti più grandi della terza Italia (si ricordino in proposito le confessioni di Bissolati a O. Malagodi, op. cit., vol. I, pag. 196; e le parole di B. Croce in Epistolario vo~. I, Napoli 1967, pag. 21). Ma l'impresa libica non suscitò soltanto la trepida esultanza di Giustino Fortt1nato; anche uomini della statura di Croce e Gaetano Mosca manifestarono, infatti, una legittima soddisfazione d'orgoglio nazionale per il suo esito nel complesso lusinghiero. « Evidentemente i pericoli nascosti dietro queste considerazioni sentimentali a base d'onore e di prestigio non apparivano in piena luce nepp,ure a uomini di estrema intelligenza e sensibilità»: così commentava, con arido e anti .. storico intellettualismo (frutto fra l'altro del senno di poi) lo studioso britannico Denis Mack Smith (op. cit.; pp. 435-36). Con ben altra e profonda considerazione degli aspetti « irrazionali » presenti nella politica come nella vita tutta, Seton Watson può invece correttamente 126 Bibliotecaginobianco scrivere che, con la guerra libica, « per la prima volta dal 1860 l'Italia poteva segnare al proprio attivo- una guerra vittoriosa: gli italiani sentirono di aver compiuto qualcosa che meritava e che stava effettivamente conquistando il rispetto delle· altre nazioni» (op. cit., pag. 446). Anch~ se no-n si deve tuttavia sottacere che questo- sano- e spontaneo risveglio della coscienza nazionale fu inquinato e sfruttato in parte dal sorgente e ambiguo movimento nazionalista italiano. Per quanto riguarda poi l'altro estremo dello schieramento politico del tempo, merita di essere consjderato con attenzione il recente giudizio secondo cui Giolitti, · sottovalutando il potenziale estremistico che fermentava nel paese, fece prevalere con l'impresa libica durevolmente nel partito socialista l'ala intransigente che si diceva rivoluzionaria (Valiani). E certamente, nella sua difficile ma promettente crescita, lo Stato liberale si trovò a cozzare contro alcune formidabili antinomie che proprio il PSI andò proponendo nella n1aniera più drammatica. A nessuno può sfuggire infatti il significato• pregnante delle meditate riflessioni che Seton Watson ritiene doveroso fare circa gli effetti a lunga scadenza di quello che fu un vele~ noso frutto dell'estremismo di sinistra. La « settimana rossa » ebbe infatti co-nseguenze durevoli « e determinò un profondo esame di coscienza da parte dei gruppi politici. Gli ottimisti avevano affermato che il socialismo avrebbe reso civili le masse e che il tempo, a sua volta, avrebbe reso moderati i socialisti: ma lo spettacolo di vasti settori I •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==