STORIA Da Mack Smith a Seton Watson di Tarcisio Amato «La simpatia generale dell'Europa aveva dato all'Italia un vantaggio artificioso e indotto i suoi uomini di governo a formulare la loro politica estera fondandosi su due ipo-- tesi errate: che il loro paese fosse forte e che l'interesse delle altre nazioni avrebbe co,ntinuato a coincidere con la prosperità e l'espansione d'Italia » (Denis Mack Smith, Storia d'Italia 1861-1958~ Bari 1959, pag. 186). Avvenne così dunque che, « malgrado la isua ascesa sorprendentemente fortunata, la n110,vaI talia cominciò ben presto a considerarsi com.e una potenza perseguitata » ( o-p-.cit., pag. 229). Queste ed altre· consimili poco caute sentenze sulle reali difficoltà internazio-nali del giovane Stato unitario (che la critica più sorvegliata provvide a ridimensionare), leggevamo, otto anni fa in_ una brillante e fortunata op-era, che ha riscosso· in Italia una vasta quanto sproporzionata adesione di pubblico. Molto diverse per la verità sull'argomento, • e storicamente assai più veritiere, risultano le serie considerazioni che un ,altro studioso inglese, di gran lunga più equilibrato e attento di Mack Smith, ha ritenuto di do,ver fare in una sua ampia e sapi'enteme11te costruita Storia d'Italia dal 120 Bibliotec~ginob-ianco 1870 al 1925 (Bari 1967) di cui auspichiamo un meritato e largo successo. Scrive infatti il ben informato Seton Watson in un p·t1nto della sua assai . pregevole opera: « La creazione dell'Italia spiacque alla maggior parte d'Europa, ma particolarmente alle potenze confinanti, l'Austria-Ungheria e la Francia: en~ trambi questi paesi avevano considerato per secoli la ·penisola italiana come un campo di manovre diploma tiche e militari, in cui potevano essere tranqt1illamente ignorati i sen time]) ti della popolazione; ora il servaggio internazionale dell'Italia era cosa del passato e doveva essere pur trovato un .posto nel concerto europeo per uno- sgradito intruso. La Francia, inoltre, temeva l'emergere di una potenza rivale nel Me., diterraneo; l'Europa cattolica, dal canto suo, odiava l'empio usurpatore, e questa ostilità era solo parzialmente bilanciata dalle simpatie liberali inglesi. In generale l'Europa guardò con soddisfazione alla debolezza del nuovo regno, e sperò che le difficoltà finanziarie e il conflitto con la Chiesa avreb-bero continuato a mantenerlo in una posizione subalterna » ( op. cit., pp. 36-37). Un quadro severo, come si vede, questo,
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