Nord e Sud - anno XV - n. 98 - febbraio 1968

I Recensioni nomeni limitati dalla entità dei paesi, come la rinascita democratica dell'Italia e della Germania ed il 11ew deal democratico giapponese assumono, . in questo contesto, particolare significato. Anche se l'Italia, tra i paesi del vecchio Tripartito, è quello nel quale la democrazia è stata veramente conquista nazionale e popolare, tutti e tre i paesi hanno dimostrato di potere svolgere un ruolo dignitoso in un mondo pacificato. La stessa crisi della Francia, del· resto, ha dimostrato, con tutti i limiti della soluzio·ne gollista, che l'Europa, dove il rischio dell'involuzione reazionaria non è maggiore che altrove ma presenta caratteristicl1e più facilmente riconducibili a schemi tradizionali, è più che mai dalla parte della libertà. La parte relativa alla decolonizzazione, la « liquidazione degli imperi », come la chiama Gaeta, non è inferiore al resto dell'opera per vigore e lucidità, ma è, a nostro avviso, come si è detto, troppo sintetica. Se il discorso sulle differenze della politica coloniale di questo o quel paese è ben articocolato e le fasi del processo sono descritte con precisione, ci sembra, in verità, che l'importanza del fenomeno avrebbe richiesto una maggiore sensibilità per la struttura di ciascuno dei paesi venuti ad affacciarsi all'indipendenza,, piuttosto che per le caratteristiche più propriamente europee del fenomeno. « Le ideologie, alla soglia degli anni sessanta, parevano aver fallito davanti ai due grandi p·roblemi della pace e della fame del mondo ». Con questa frase drammatica Gaeta conclude la sua trattazione. E, nell'avvertenza premessa all'opera, egli afferma che le ideologie hanno fallito di fronte ai grandi problemi della società contemporanea. « Ideologie», che egli accuratamente distingue dagli « ideali ». . Ci sembra fuor di luogo, in sede di rilievi conclusivi, affrontare un discorso che occupa un posto centrale nel dibattito politico e culturale contemporaneo. Le numerose accezioni dei termini « ideologia» e « ideale», peraltro, rendono sempre equivoco un discorso, che non parta da una definizione precisa. Ci sembra, in ogni caso, che Gaeta intenda affermare che popoli i qt1ali hanno comuni idealità di vita non esitano a combattersi, se i loro interessi non coincidono. Che la storia, insomma, è t1n dramma, il cui unico p,rotagonista rima~e il « sacro egoismo», sia esso nazionale, di casta o di classe. La seconda guerra mondiale e gli anni del dopoguerra, in questo senso, sono, senza dub·bio, un'amara conferma del fatto che i conflitti di idee sono spesso mere coperture di più semplici conflitti di interesse. Non ce la sentiamo, tuttavia, di condividere la sfiducia di Gaeta. L'origine delle ideologie è composita e alla loro formazì0ne concorrono esigenze di variq genere. Esse sono insieme rappresentazioni della realtà e aspirazioni. Come tali sono diretta espressione di gruppi e di situazioni ben determinate e assumono . significati diversi in situazioni diverse da quelle di cui furono prodotto. In questo senso esse hanno significati e valore reali. Piuttosto che parlare di fallimento, perciò, sarebb·e forse ppportuno chiedersi se non si è preteso e si pretende dall'e ideologie ciò che esse non possono dare. Se non si sono scambia te, insomma, le aspirazioni con la realtà. RAFFAELE CATALANO 115 Bibliotecaginobianco

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