Nord e Sud - anno XV - n. 98 - febbraio 1968

.. .. I I Recensioni La risposta della richiesta di resa incondizionata, tipica della mentalità rooseveltiana, per la quale il nazifascismo era soprattutto immorale, fu una delle più felici intuizioni delle democrazie. Al vergognoso mercato di cui si erano resi responsabili i sovietici si contrapponeva un rigido ossequio ai principi in nome dei quali si combatteva, ossequio che, se rese più difficile la vitto.ria, la rese anche incomparabilmente più significativa. Del ·resto, a distanza di più di venti anni dalla fine della gu-erra, viene fatto di chiedersi se era possibile assumere atteggiamenti diversi. L'esigenza, fondamentale nello storico, di comprendere le ragioni di tutti, e specialmente dei vinti, urta contro la totale impo,ssibilità di giustificare in qualche modo il nazifascismo. Diremmo anzi che la fatale co,ntaminazione da cui risulta ogni fenomeno storico, che è caratteristica essenziale della storia, induce, valutando gli avvenimenti di quegli anni, piuttosto che a una maggiore comprensione verso il nazifascismo, a una maggiore rigidità di giudizio nei confronti degli stessi sistemi che lo sconfissero. La narrazione della guerra, nell'opera di Gaeta, non si limita tuttavia alla descrizione della politica degli Stati protagonisti. Il genocidio degli ebrei, la resistenza europea, la politica degli Stati minori sono oggetto di trattazioni particolari spesso· illuminanti. La guerra in Asia, poi, appare in tutta la sua drammaticità di guerra di spazi e masse sterminate. fino al culmine della tragedia atomica. Gli anni del dopoguerra, fino al 1960, che coprono la seconda metà della trattazione di Gaeta, sono a11ch'essi trattati in maniera esauriente. Anche se il capitolo relativo alla decolonizzazione meritava di essere ampio almeno quanto quello relativo alla guerra, ci sembra che, particolarmente per ciò che· riguarda le sintesi di storia nazionale, la seconda metà del volume non abbia niente da invidiare, per efficacia e rigore, alla prima. Il dop-oguerra è stato davvero, un'era di « Triumph and Tragedy », come scrisse Churchill. Le cause della fine della grande speranza sono da individuarsi (il giudizio è difficilmente controvertibile dagli stessi comunisti) nella ·politica di Stalin. A Yalta, anche se nell'ambito di una politica di trusteeship delle grandi potenze, difficilmente giustificabile in una prospettiva di lungo periodo, l'Occidente aveva largamente ripagato l'Unione Sovietica degli errori commessi nei suoi confronti nel primo dopoguerra. Anche se, come poi i fatti hanno dimostrato, la storia non tollera anatemi nei confronti dei pop-oli e anche quelli che si sono m~cchiati dei crimini peggiori non possono essere privati per sempre della loro libertà, il sistema di controllo « a percentuale » elaborato da Churchill sui paesi del vecchio « cordone sanitario» anticomunista offriva all'Unione Sovietica ogni garanzia di sicu-. rezza e dava al movimento comunista internazionale, in Europa Orientale ed altrove, una possibilità unica di affermarsi con mezzi democratici e, anche, di prevalere, se era davvero· portatore di una_ visione dell'uo.mo più alta di quelle elaborate in Occidente. La· politica di Stalin dimostrò invece che egli non credeva che il comunismo potesse affermarsi sulla base della propria forza di persuasione. Di più. L'atteggiamento nei confronti della Jugoslavia, 113 , . Bibliotecaginobianco

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