Raffaele Catalano la Francia, era qualcosa di più integrale dello sbocco autoritario e razzista della politica bismarckiana o della rivincita dell'Italia _cattolica e reazionaria sul Risorgimento. Il malessere dell'Europa si :chiamava soprattutto disimpegno, qualunquismo, pigrizia. La facilità della sconfitta francese e la stessa « sorpresa» suscitata dalla resistenza inglese so-no chiaramente indicative della generalità di uno stato d'animo. La trattazio·ne delle prime fasi della guerra è assai. sobria. Senza lasciarsi andare ad invettive, Gaeta delinea in tutta la sua gravità e complessità il p-atto Hitler-Stalin, solo p·arzialme11te giustificato dall'atteggiamento delle democrazie l'anno prima a Monaco. Co11cordiamo col giudizio che l'intesa tra i dittatori fosse innaturale. È un fatto, però, che, se « il capitalismo internazionale » avesse voluto distruggere con le armi « il primo paese socialista del mondo», una dichiarazione di g11erra delle potenze occidentali all'Unione Sovietica, oltre che alla Germania, nel settembre del '39 sarebbe stata inattaccabile sul piano propagandistico. L'atteggiamento dell'Unio-ne Sovietica, che diede via libera alla nazificazione dell'Europa non comunista, è tuttavia comprensibile nella logica della politica imp-erialistica di quel paese. Meno comprensibile l'atteggiamento dei comunisti occidentali, specialmente francesi. Il p·atto russo-tedesco, per Thorez, fu stipulato per disgregare 'il « blocco1 degli aggressori»: il PCF nel '39 fu veramente le parti étranger. Al di là, comunque, del cinismo delle. dittature, la logica del co-nflitto non risparmiò davvero gli 'ideali. I piccoli paesi fttrono alla mercé delle due parti in lotta e, se l'atteg.giamento delle democrazie fu, per lo più, ineccepibile, è un fatto che, in molti casi, esse furo,no aiutate dal totale disprezzo che Hitler nutriva per tutto ciò che non fosse materialmente forte. Il « risveglio morale » dell'Europa fu lento. L'Europa dei primi mesi della guerra non differiva gran che da quella di Monaco. La guerra diventò rapidamente mondiale. Prescindendo dall'intervento del Giappone, lo. spirito i1solazionistico degli Stati Uniti venne rapidamente meno, nonostante l'opinione pubblica .fo·sse stata giustamente scossa, nel periodo tra le due guerre, da un'inchiesta che aveva messo in evidenza i vergognosi profitti realizzati dai fabbricanti di armi all'ombra dell'idealismo wilsoniano. L'entrata in guerra dell'America fu, questa volta, ancora più decisiva per le sorti del co·nflitto di quanto fosse stata ventiquattro anni prima, e le sue conseguenze molto più rilevanti. La dram.matica sproporzione di forze tra 'le democrazie europee all'alleato d'Oltreat_lantico fu messa in evidenza, fra l'altro, dall'atteggiamento americano nei confronti della Repubblica di Vichy. Il riconoscimento da parte americana di questo Stato quisling e la relativa svalutazione della « France libre» di de Gaulle, anche se dettati da considerazioni di opportunità politica, peraltro assai discutibili, poneva una pesante ipoteca sul prestigio della futura Europa continentale. La vittoria alleata, comunque, si deve, più che a ogni altro paese, agli Stati Uniti d'America. Gaeta giudica in maniera sostanzialmente positiva la· pretesa alleata di « resa incondizionata» delle potenze dell'Asse. Hitler sperò sempre di riuscire a provocare un rovesciamento, delle ~lleanze che isolas~e l'Unione Sovietica. 112 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==