Nord e Sud - anno XV - n. 98 - febbraio 1968

.. I I Recensioni di questo genere è perciò una esige11za reale. Particolarmente arduo, però, è il compito dei continuatori, per i quali la singolarità del modello può diventare stimolo per u·na facile ed impersonale in1itazione, mentre, per la propria stessa personalità, essi possono essere facilmente indotti a stendere opere originali, del tutto autonome dal contesto nel quale sono inserite. Sono comprensibili, quindi, le perplessità che Franco Gaeta, autore della parte IV del V volume della « Storia Universale », mette avanti al lettore introducendolo alla propria opera. Bisogna tuttavia ammettere che, sebbene il periodo oggetto della trattazione (la seconda guerra mondiale ed il dopoguerra fino ad 1960) si prestasse a favorire una narrazione appassionata e, diremmo, personale, Gaeta è riuscito nell'intento di proseguire l'opera di Barbagallo, pur facendo opera originale e, per certi aspetti, molto pregevole. Gli anni che vanno dal 1939 al 1960 saranno gi11dicati un giorno gli anni di una delle svolte più significative della storia umana, al di là, forse, di quanto i nostri parametri d'indagine, ereditati per lo più dal periodo dell'anteguerra, ci lascino supporre. Semplici espressioni come « tramonto dell'Europa » e « dilatazione della storia a tutto il mondo » sono forse dense di significati più profondi e drammatici di quelli che noi correntemente attribuiamo loro. La tragedia del secondo conflitto mondiale, la « bufera». come la chiama Gaeta, la divisione del mondo· in blocchi, la decolonizzazione, l'esplosione di aree di antica civiltà e di arretratezza recente, la comparsa sulla scena della politica corrente di popoli che solo un'ottica molto discutibile consente di chiamare « nuovi », sono fatti suscettibili di frantumarE.: certezze consolidate e di dare alla storia un volto profondamente diverso da quello tradizionale . . È evidente che una trattazione solo tendenzialmente « onnico.mprensiva » dei fenomeni che potevano costituire oggetto della trattazione avrebbe richiesto una quantità d.i informazioni difficilmente acquisibili. Gaeta avverte che sarebbe stata sua ambizione delineare un quadro generale delle manifestazioni della filosofia, delle lettere e delle arti e trattare specificamente lo sviluppo delle scienze e delle tecniche. A nostro avviso, però, la scelta di impostare, nella linea indicata da Barbagallo, l'intera trattazione sul divenire politico e sociale è, al di là di ogni altra valutazione, particolarmente felice, perché il drammatico divenire della politica nel corso del periodo trattato, rende l'idea del travaglio generale, della crisi, più efficacemente, forse, di quanto avrebbe potuto una trattazione più generale. La seconda guerra mondiale assume, evidentemente, un posto di primissimo piano nella trattazione di Gaeta. La volontà di dissacrazione che sembra presiedere alla concezione dell'intera opera trova, nella narrazione del conflitto, campo assai fertile. Alla contrapposizione partigiana, legittimata, tra l'altro, da una pubblicistica di prim'ordine nella quale campeggia la « Storia» di Churchill, Gaeta sostituisce un'analisi disincantata dei fatti che, senza nulla concedere all'emozione, è talvolta più efficace di molte opere celebrative. Il nazismo ed il fascismo non appaiono, ed in effetti non furono, catastrofi locali. Il « malessere europeo», del quale era partecipe, in primo piano, 111 Bibliotecaginobianco

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