Nord e Sud - anno XV - n. 98 - febbraio 1968

... Gustavo Minervini l'autonomia del gruppo dirigente. Al tentativo di conciliazione di questa (almeno) apparente antino-mia è dedicata l'ultima parte del saggio di Ruffolo. Le « proposte di co,ntrollo » del nostro Autore muovono· dalla premessa (d'altronde largamente condivisa) che debba prevedersi un ordinamento gi11ridico differenziato secondo le dimensioni e secondo le strutture org.anizzative delle imprese. Egli si interessa in particolare dell'ordinamento giuridico della grande impresa: di cui delinea le caratteristiche economiche, mentre lascia ai giuristi l'incombenza della definizione giuridico-formale ( « si pone in pratica - scrive Ruffolo con httmour - l'esigenza di uno di quei tours de farce dell'ingegnosità, che consiste nel configurare il precetto generale parten·do dai casi concreti che si intende identificare»!). La prima proposta di Ruffolo è rivolta alla « sostituzione del consiglio di amministrazione responsabile verso i proprietari azionisti con un governo di funzionari dell'impresa responsabili verso lo Stato»; e ciò in aperto riconoscimento della « mutazione storica da attività economica privata a istituzione pubblica» della gran.de impresa. Q·uesta proposta no,n implica che l'accesso al governo, dell'impresa debba avvenire per nomina di organi politici. Un tale metodo di investitura contrasterebbe a quella esigenza di auto·nomia del gruppo dirigente, che poc'anzi si è ravvisata essenziale. Al contrario, sarebbe opportt1no - reputa Ruffolo - istituzionalizzare e disciplinare formalmen.te quello che già oggi è, nel fatto; il processo di formazio11e -del governo del,l'impresa: la cooptazione. Anche le intromissioni del potere politico nella gestione dell'impresa, per la stessa esigenza di salvaguardia dell'autonomia del grupp,o dirigente, dovrebbe essere ridotte a « casi limite»: trasgressione delle « norme costituzionali » dell'impresa, comportamento sistematicai:nente incomp,atibile con i vinco,li e con gli ob~ettivi assegnati dal piano. Esse culminerebbero nel provvedimento di revoca ·del governo dell'impresa, eventualmente reclamabile presso un'apposita « magistratura economica ». In conseguenza di tale rifor-ma, le azioni delle grandi imprese dovrebbero essere tutte private del diritto di voto. La seconda proposta di Ruffolo concerne il ruolo dei lavoratori nella grande imp·resa. P·resupposto è che questa organizzazione « è un'associazione coattiva e conflittuale. Il p·otere dei •dirigenti ha natura autocratica, non democratica. G,Ii interessi dei dirigenti sono ·in contrasto con quelli dei lavoratori. Il potere dei dirigenti è indivisibile. Se ancl1e i ,dirigenti lo volessero,· non potrebbero dividere con i lavoratori, all'interno dell'impresa, l'esercizio e la responsabi,lità della funzione imprenditoriale. Ogni forma di cogestione e di comp·artecipazio·ne è ingannevole, o semplicemente illusoria». Alla stregua di tali constatazioni, oltre al rafforz.an1ento del potere di contrattazione a livello aziendale e al consolidamento dei diritti civili dei lavoratori, dovrebbe essere attribuito a costoro un effettivo. potere di contestazione delle decisioni del gruppo dirigente; e ciò m-ediante la previsione di apposite procedure di consultazione, di discussione ~ di in.terpellanza, 108 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==