Nord e Sud - anno XV - n. 98 - febbraio 1968

I Recensioni tivo. La perdita del comando da parte dei proprietari-azionisti non è la causa, ma l'effetto dell'acquisto del comando da parte dei dirigenti, co11seguenza a sua volta della trasformazione dei rap,porti di produzione. Che il fenomeno del frazionamento della proprietà azionaria non sia la causa dello sviluppo dei gruppi direttoriali - nota acutamente Ruffolo,, in chiave critica della ipotesi dei Berle e Means - è dimostrato dal fatto che questo secondo fenomeno si manifesta anche nelle imprese in cui non si è verificato. itl primo. E, sull'imponenza del fen·omeno del « controllo direttoriale» nelle economie industriali più progredite, Ruffolo cita alcuni dati statistici impressionanti. Ma il gruppo dirigente non si sottrae soltanto al co11trollo dei capitalistiproprietari; esso, pur accettan·do e, anzi, promuovendo ogni tentativo di integrazione dei lavoratori nell'impresa, mediante formali esperienze di cogestione, rifugge da1 l riconoscimento ad essi di una effettiva partecipazione. Quanto al mercato dei consumatori, la grande impresa - e per essa il gruppo dirigente - lungi dall'esserne condizionata lo condiziona, attraverso raffinate tecniche di induzione di nuovi bisogni: di qui una continua pressione da parte del produttore sul consumatore. C'è poi il mercato finanziario: il ricorso ad esso è, per la gran.de impresa, reso meno pressante dai larghi margini fo1 miti dall'auto-finanziamento, p-ossibile fino al limite estremo dell'insopprimibi,lità di un dividendo accettabile (alla « massimizza~ione » d1 questo l'azionista ormai non tende più); e, comunqt1e, sussiste una concreta « solidarietà manageriale » tra le direzioni delle grandi im•prese •produttive e le direzioni delle grandi imprese finanziarie, a cagione ·della loro omogenea natura di organizzazioni di tipo « direttoriale». Infine, un'abile politica di relazioni p1 ub•bliche è rivolta a instilJare nella società la persuasione che i dirigenti della grande impresa sono i fiduciari dell'intera comunità, da cui hanno ricevuto una so·rta di investitura implicita, sono « funzionari del popolo». La contrapposizione di questi personaggi carismatici ai politici co.:i~- rotti e ai burocrati inefficienti è a portata di mano•, e co,n ciò è minata anche l'autorità dello Stato. Sia1no. quindi in presenza di un potere autocratico dei grt1ppi dirigenti: una minoranza specializzata ha monopolizzato un fattore strategico, e se ne serve senza alcun controllo. Proprietari esautorati, lavoratori alienati, consumatori condizionati, cittadini spoliticizzati sono il risvolto del feno,meno·. Ma ... la grande impresa ha il valore che ha, e che si è detto; e all'esplicazione della sua insostituibile funzio.ne innovatrice è essenziale l'auto.nomia del gruppo dirigente: « il gruppo dirigente può rappresentare una fase propulsiva e innovativa solo nella mjsura in cui è lasciato libero di sviluppare il potenziale di cui dispone: di sfruttare, cioè, al massimo, inclinazio~i, capacità e competenze; di cogliere le occasioni che è in grado di percepire, di realizzare i progetti che è in grado di elaborare. Se occasioni e obiettivi sono pTedeterminati, l'impresa cessa di esercitare una funzione innovativa e diventa un organo amministrativo ». Sono così delineati i termini del difficile problema: occorre creare una forma di controllo efficace sul gruppo dirigente; ma occorre conservare 107 B·ib.liotecaginobianco

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