I I La Calabria difficile lare di suscettività, ma piuttosto di vo-cazione. Senonché in materia di turismo, forse ancora più che per altre attività, bisogna essere cauti. Una cattiva organizzazione del turismo, basata su iniziative scadenti e su uno spirito di pura « rapina » verso il malcapitato forestiero, non soltanto non risolve i proble111i dello sviluppo, ma uccide sul nascere ogni possibilità futura. Se lo spirito imprenditoriale e la mentalità industriale sono cose che nascono lentamente e che si matura110 con grande sforzo, lo spirito turistico è qualcosa di ancora più delicato. Per questo ben vengano le grandi iniziative esterne, i grandi complessi alberghieri, gli acq1:1isti di terreni, sempre col dovuto rispetto per le regole della urbanistica e del paesaggio. L'iniziativa locale, almeno per ora, può essere preziosa ad apprestare l'apparato di contorno, le strutture minori, i servizi, e sopratutto deve sapere profittare delle occasioni di inserimento nei _bisogni e nelle necessità infinite che l'esercizio del turismo comporta. La parte maggiore, sopratutto iniziale, richiede un apporto esterno che, oltretutto, sembra da mille parti più che disposto a venire. L'entrare nel merito di un discorso così articolato sulla Calabria sembra averci portato lontano dalle premesse. Si parlava del credito come di uno strumento fondamentale dello sviluppo economico e si è visto dall'esame dei dati come esso sia anche un valido misuratore, per molti aspetti, di una realtà economica. Ma al credito non si può chiedere più di quello che può offrire. Il problema è di investimenti, di iniziativa, di utilizzazione delle risorse e di creazione di t1n mercato più robusto e più vasto. C'è poi un altro elemento, altrettanto e forse più importante, che non si può misurare e di cui la Calabria dovrebbe essere .ricca, se è vero che i settori produttivi più avanzati del Nord e dell'Europa ne hanno fatto incetta negli anni del boom: si tratta del cosiddetto fattore umano. Esso andrà certo sempre più migliorando quando la Calabria avrà la sua università tecnologica e quan·do nuove forme di attività saranno più diffuse nella regione. Ma se si vuole già fare un bilancio ed accertare la ricchezza di questa risorsa, si deve osservarla da vicino, e la si troverà nella volontà nuova che anima le ultime leve del lavoro e della tecnica, nell'ostinazione puntigliosa di molti giov-ani amministratori locali, che in tante zone hanno sostituito il decrepito notabilato locale. In questa ventata di aria nuova, in questo desiderio di cambiare rotta, è forse il segreto e il destino della regione., se non verrà a disperderla una nuova fase di rasseg11azione. MARIO CANINO ED ENZO VELLECCO 105 Blbl'iotecag•inobianco
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