Mario Canino ed Enzo Vellecco del credito e ad esercitarlo spesso in condizioni di quasi monopolio, soprat11tto nei centri minori. B pur vero che anche nelle regioni più sviluppate del Nord esiste una rete nutrita di bancl1e minori, ma esse vi svolgono una funzione aggiuntiva a quella normalmente esercitata dalle banche maggiori, non tanto utilizzando zone al di fuori dell'influenza di queste ultime, bensì effettuando operazioni e intrattenendo rapporti che alle banche maggiori per forza di cose sfuggirebbero. Nel Mezzogiorno d'Italia, e in particolare in Calabria, il problema è diverso: le banche locali operano il più delle volte in sostituzio11e dei grandi istituti, sia perché questi ultimi non riscontrano condizioni obiettive per un'attività radditizia, sia percl1é l'eccessiva accidentalità del territorio ha determinato il sorgere e il cristallizzarsi di eco·nomie che in certi casi si potrebbero definire di tipo quasi curtense e che solo un ciclo·pico lavo.ro di sventramento - peraltro in atto - potrà, annullandone l'isolamento, inserire 11el co11testo econon1ico delle zone più evolute della regione. Queste condizioni generali, che si sono viste riflesse in tanti aspetti della vita, regio·nale, i11cidono: anche sulla natura e sul tipo dell'attività bancaria. Nel 1966 i depositi a risparmio rappresentavano in Calabria il 78,4% della raccolta, çon u11a punta massima dell'81,2% in provincia· di Cosenza. Nel Mezzogiorno, invece, l'incidenza risultava del 69,5% e nel Centro-Nord di appena il 55,3%. La preponderanza dei depositi a risparmio dimostra chiaramente che si tratta di vero risparmio. Tuttavia, se da un lato non ci si può che rallegrare di questa qualità risparmiatrice delle po·polazio•ni, dall'altro ciò sta pure a indicare lo scarso peso dei conti correnti, intrattenuti di regola dalle imprese economiche. La circostanza è tanto più significativa qualora si consideri che ancl1e molti privati usano o,ra tenere i loro risparmi sotto forma di conti correnti e che tale tendenza va accentuandosi nel tempo. Allorché si parla di risparmio, c'è, tuttavia, un altro elemento che va tenuto nel debito conto. Le province calabresi, pur essendo tra le ultime in graduatoria, sia per il reddito pro capite che per il risparmio pro capite, denuncia110 una forte incidenza d·e1 risparmio sul reddito pro-. dotto (68,5 lire su ogni mille di reddito prodotto; 90,4 per Reggio Calabria); e questo fa della Calabria la regione del Mezzogiorno nella quale si risparmia la più alta parte di ciò che si guadagna. Se ciò viene cons~derato come un elemento che va a cumularsi con il più basso reddito prodotto per abitante, si vede chiaramente quanta minore disponibilità ci sia per il consumo. È vero che altrove sono p~ù diffuse altre forme di risparmio (acquisto titoli, ecc.), ma è forse proprio il caso di dire che in una economia come quella calabrese, ci sarebbe bisogno di 92 Bibliotecaginobianco
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